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(19/05/2017) A.S. Roma

La conferenza stampa di Luciano Spalletti (Integrale)

Queste le dichiarazioni di Luciano Spalletti nella conferenza stampa alla vigilia della partita contro il Chievo Verona.
 
Esiste il rischio di un calo di concentrazione? “Per come la vedo io no, c’è il rischio di trovare una squadra forte capace di creare problemi. Perché il Chievo in questo campionato ha messo in difficoltà anche squadre più forti, ha fatto vedere di avere un’identità chiara, ben precisa, che percorre e che viene sviluppata con velocità e con grande qualità. Quello è il rischio. Il mio punto di vista è che mancano ancora due partite da vincere per arrivare davanti al Napoli”.
 
Il Chievo non ha nulla da perdere. Può essere un pericolo in più? “Possiamo mettere anche altre cose, ci sono troppi motivi per i calciatori, anche a livello individuale. Dipende da che tipo di calciatore è e dipende da quale futuro avrà. I calciatori danno sempre il massimo e non hanno altra strada per avere un futuro importante. Per avere un futuro importante serve costruire qualcosa di importante nel presente, per cui tutti giocano sulla base di quello che riescono a costruire durante i campionati e durante tutte le partite”.
 
Credete nello Scudetto e nel ribaltone clamoroso? “Dobbiamo credere a questa possibilità di rigiocare la partita di Porto. Noi rigiochiamo la qualificazione con il Porto contro il Chievo e il Genoa. Secondo me il campionato lo vincerà giustamente la Juventus, perché è stata la più forte, è stata quella che ha dettato i ritmi per gran parte del campionato, è stata quella che si è fatta trovare pronta in tutte le competizioni, in tutte le partite che ha giocato e ha fatto grandissimi numeri che gli vengono riconosciuti da tutto il calcio internazionale e merita questo. A noi non cambia niente, perché per arrivare a quello che domandavi, a far avverare il miracolo, dobbiamo vincere queste due partite. Hanno la stessa madre quelli che sono i comportamenti che dobbiamo avere sia per quell’obiettivo lì che per l’altro. Per cui faremo cosi. E’ tutta la settimana che mi chiamo “Chievo rombo”, ovvero il sistema di gioco che loro hanno, e quando mi sono fermato al cancello prima, dove c’erano bambini che chiedevano autografi, ho rischiato di firmarli con quel nome perché non si parla di altro. Abbiamo la possibilità di giocare nella competizione più bella del calcio. Di tutte le cose belle che ha questo sport ce ne è una che è bellissima, quella di giocare in questa competizione. Ci siamo costruiti la possibilità di giocarci il prossimo campionato e non ce la vogliamo far scappare. Poi ci sono gli avversari e in questo caso qui sono anche forti”.
 
Dzeko: “Edin è disponibile”.
 
E’ più grande l’orgoglio del campionato fatto o più grande la delusione per le coppe? “Quando lavoriamo per costruire un obiettivo, e si lavora in maniera seria e continua come abbiamo fatto per tutta la stagione, parlare di delusione mi sembra eccessivo. Questa è una partita che ci può liberare da qualche brutto risultato. C’è sempre poi, quando arrivi in fondo, il rimorso di non essere stato bravo in quel momento e non aver vinto quella partita anche a livello individuale. Questa partita ci può liberare da quei rimorsi, perché c’è davanti un obiettivo che è fantastico, che è eccezionale, e siamo tutti proiettati verso quel traguardo lì, perché abbiamo sempre lottato a denti stretti in qualsiasi situazione, nei momenti vantaggiosi e in quelli più difficili, e non vogliamo perdere questa occasione”.
 
Come sta Totti? Qual è la sua sensazione? “Lui fa parte della nostra squadra, è il giocatore più importante, è la leggenda, lo sarà e lo è stato, è un po’ il simbolo della nostra squadra e in qualsiasi direzione si voglia guardare la Roma ci si trova sempre il calciatore Totti davanti a tutto. E’ corretto anche così, però poi, come ho sempre detto, devo trattarlo come un giocatore importante che però fa parte della squadra e io devo fare delle scelte. A volte l’ho penalizzato e mi dispiace per questo. Però anche nelle ultime partite sarà così, io faccio la formazione con il criterio di portare un vantaggio alla Roma e tentare di vincere queste due partite qui e nel ragionamento ci metto anche la gestione di Francesco. Anche se ha questi titoli qui, si è meritato questi gradi, questi titoli, si è meritato tutto quello che gli verrà attribuito quando smetterà”.
 
Allenatori accostati alla Roma. E’ una cosa che ritiene normale? “La ritengo normalissima, perché deve darmi fastidio? Nei nomi che sono stati fatti ci sono nomi che hanno esperienza, titoli vinti e il blasone per essere i futuri allenatori della Roma. Tutto quello che bisogna fare è lavorare per avere un futuro migliore e la società deve fare il suo lavoro e lo ha già fatto vedere prendendo Monchi. Prendendo Monchi fa vedere che vuole portare i migliori a lavorare dentro la Roma. Ha dato subito il primo segnale. E’ corretto che poi vadano a parlare. Ci sono allenatori poi che vanno a vedere anche altre partite. Se la domanda è se vengono a vedere la partita per prendere il mio posto, rispondo che mi fa piacere, vuol dire che dovrò essere più bravo per mantenerlo. Non è che tenendo bassi gli altri si riesce a prevalere. E’ confrontandosi ad alti livelli con chiunque voglia accettare la sfida che si va al di là dell’ostacolo. Correttissimo”.
 
Il suo nome viene accostato all’Inter. “Noi ogni tanto ci confrontiamo con la squadra nello spogliatoio e se noi questa settimana qui avessimo avuto la possibilità di firmare un contratto, la firma sarebbe stata nome e cognome “Chievo, Chievo”. Quello che sarà il prossimo anno non ci interessa, ci interessano queste due partite qui. Ci interessa saper difendere su quelle che sono le qualità di queste verticalizzazioni improvvise che loro fanno. Loro hanno delle caratteristiche. Ci sono numeri che spesso portate a supporto di qualcosa che vi fa piacere mettere in evidenza. I numeri del Chievo raccontano che squadra è il Chievo. Sono i peggiori nei cross, nel possesso palla nella metà campo avversaria, sono una delle squadre peggiori nel far girare palla. Loro quando la riconquistano sono una delle squadre migliori sulle verticalizzazioni improvvise. Sono una delle squadre che vanno più in fuorigioco di tutte. La squadra che lancia di più, la squadra che fa meno possesso, la squadra più brava nei rimbalzi di tutte, cioè la seconda palla, la palla di nessuno. Per cui su vede dunque il target della squadra che è e noi dobbiamo essere bravi a saper modificare le nostre qualità e capacità per andare a levare qualche numero. Sono questi i discorsi. Quelli sul futuro allenatore dell’Inter o della Roma non interessano. Bisogna fare le cose in funzione del rombo del Chievo. Chievo, Chievo”.
 
Nel 2007-2008 la squadra perse sei punti contro Livorno ed Empoli. Quest’anno ne ha persi 4 contro Empoli e Cagliari. Come si risolve il problema dei punti persi con le piccole? “In quel momento lì che tu hai ricordato c’erano le quattro vittorie a Milano contro Inter e Milan in casa e fuori? Non le avevamo vinte tutte e quattro ma quest’anno si. E’ vero che hai perso un punto in più ad Empoli ma ne hai guadagnati due da un’altra parte. Ci sta di perderli a volte, guarda il Crotone che ha fatto: ad un certo punto le ha perse tutte, poi è scattata la scintilla dell’entusiasmo dove i giocatori hanno ripreso possesso delle loro qualità, si sono compattati nell’essere squadra e il loro pubblico in questo li ha sicuramente aiutati. Quando ci siamo andati a giocare la vittoria era data per scontata e invece delle insidie c’erano. E il loro pubblico si comportò benissimo, sostenendoli fino alla fine della partita. Per avere queste inversioni di tendenza, quello che è il rapporto con l’ambiente, il fatto che siano tutti lì a lottare verso la stessa direzione senza essere polemici, ti consente di ritrovare le caratteristiche e le qualità. Hanno sofferto tanto, però ci sono riusciti e si stanno giocando la salvezza. Bisogna essere obiettivi e bravi nel fare più risultati possibili però ogni tanto di lasciare qualche punto per strada ci sta. Non è che quelle partite perse diventano quelle che hanno disturbato. Se non c’erano le vinte non si arrivava a questo risultato. Io contro la Juventus non avevo mai vinto, solo una volta in Coppa Italia, 3-2 a Torino con Okaka, Rosi e Tommasi sotto la neve. E’ per quello che avevo vinto, perché nevicava. Sono numeri importanti, segno che la squadra è stata sempre sul pezzo, che si è costruita la strada per avere la visibilità su questo obiettivo e questa è la cosa più importante e più bella. Sono partite che ci possono ridare felicità. Abbiamo lasciato qualche volta per strada qualche risultato che ci fa male e ci portiamo dietro questa tristezza. La partita di domani può spazzare via la tristezza”.
 
Lei a cosa rinuncerebbe per vedere la Roma Campione d’Italia? “Fammela la prossima settimana che rispondo anche una cosa bellina. Abbiamo delle tentazioni noi…”.
 
Monchi ha ribadito che vuole andare avanti con lei il prossimo anno. Con che spirito incontrerà Pallotta? Con l’idea di un progetto? “E’ sotto una forma diversa ma è sempre lo stesso pentolone. Il tuo collega ha detto che ci sono allenatori che vengono a vedere le partite e quindi vuol dire che qualcuno ha parlato. E’ una cosa normale, è un mercato aperto dove ognuno decide di programmare quello che sarà il futuro. Per quanto riguarda me e i calciatori, il futuro verrà programmato in base alla partita di domani”.

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