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(11/07/2018) A.S. Roma

Di Francesco: La sintonia con Monchi è cresciuta. Vogliamo creare un gruppo che abbia grande disponibilità e senso di sacrificio

Le parole di Eusebio Di Francesco a Roma TV.
 
Come sta? "Sto bene, ho avuto un piccolo intervento che volevo rimanesse riservato ma non è facile (ride ndr). Sono tornato però più fresco a giovane di prima".
 
Pronto anche per le partitelle con i suoi calciatori: "No, non lo faccio mai, perché un allenatore che gioca non vede".
 
Subito il pallone in campo: "I tempi sono cambiati, il calcio è sempre in evoluzione ed è giusto far capire ai ragazzi che la cosa più importante è la palla, giochiamo per quella, ci alleniamo per quella ma senza trascurare la parte fisica. In passato la palla te la facevano vedere dopo  una settimana e questo non si usa più nel metodo di lavoro. I ragazzi si avvicinano subito alla palla cercando l'attenzione e la cura nei particolari e cercando di non fare allenamenti troppo lunghi perché poi diventa tutto troppo neuro-muscolare".
 
Rispetto a Pinzolo lo scorso anno c'è la rosa quasi al completo: "E' un grande vantaggio poter lavorare con la rosa. Il fatto che i ragazzi conoscano il mio metodo di lavoro rende l'adattamento più facile. A Pinzolo ho avuto tanti ragazzi, e per me è sempre interessante poterli allenare per valutarli, però poi siamo andati negli Stati Uniti senza fare allenamenti e non siamo stati facilitati nella fase di apprendimento. In questo caso per me risulta tutto più facile e scorrevole".
 
Monchi ha detto che è una fortuna avere un allenatore come lei. Quanto è importante sentire la stima del ds? "Fa sicuramente piacere, poi lavoriamo in simbiosi per quello che abbiamo fatto quest'anno. E' cresciuta la sintonia tra di noi, il conoscersi è fondamentale. Nell'andare a prendere tanti ragazzi abbiamo valutato prima di tutto la persona, poi siamo passati al calciatore e alle altre qualità per creare un gruppo che abbia grande disponibilità e senso di sacrificio. Poi parliamo tanto di senso di appartenenza, che a noi piace tanto, e che si acquisisce con un pochino di tempo, magari qualcuno che è qui da tanti anni già lo ha. Però capire che quando si arriva in una società come questa la prima cosa è amare la maglia che si indossa e cercare di rispettarla al meglio e credo che per fare questo ci vuole da parte di tutti disponibilità sia nei momenti positivi che in quelli negativi".

Sono stati acquistati calciatori di qualità: "La nostra volontà era questa, cercare di mettere giocatori che avessero anche qualità tecniche ma ci vuole anche la capacità di portare questi giocatori con qualità a sacrificarsi, a lavorare. E questo passa attraverso l'allenamento, attraverso quello che è un po' il nostro metodo, dando continuità agli allenamenti. E' fondamentale applicare le due cose insieme, perché per essere competitivi bisogna lavorare nelle due fasi, non dico nella stessa maniera ma quasi".
 
Tutti calciatori molto alti: "Guardate la semifinale di ieri, la struttura dei calciatori che erano in campo. La fisicità è importante ed unità ad un po' di cervello e ad un po' di tecnica aiuta".
 
Quest'anno la Roma lavora a Trigoria con il 99% della rosa già fatta. Sono aspetti positivi che lei li avverte in campo? "E' un grande vantaggio poter lavorare in una struttura che già conosci perché hai tutto a disposizione. Hai maggior tempo nell'andare a preparare il tutto e si corre un po' di meno, nel senso che c'è la conoscenza generale da parte di tutti di quelle che sono le situazioni, il vantaggio di avere una struttura che è cresciuta tantissimo. E' un peccato non avere il contatto diretto con i tifosi, ecco perché abbiamo scelto di fare un paio di allenamenti al Tre Fontane per avvicinarci anche a loro. Questa scelta è stata dettata solo per poter lavorare meglio, prepararsi e fare una tournée che sarà sicuramente lunga ma che ci servirà anche per capire e valutare tanti giocatori in partite importanti".

L'acquisto di Cristiano Ronaldo da parte della Juventus: "Secondo me è un valore aggiunto per il nostro campionato. Già il fatto che se ne parli tanto, che venga esportato il marchio della Serie  A in tutto il mondo con un calciatore del suo livello può essere solo un bene. Ovviamente quando ci giocheremo contro avremo un pizzico di attenzione in più perché è un calciatore che riesce a trovare il gol con facilità".
 
Nel suo modo di allenare influisce la sua esperienza da calciatore? "Secondo me non fanno niente i calciatori (ride ndr). Stanno lavorando il giusto, con equilibrio. Devo dire che una volta si lavorava bene, magari si era più attenti alla quantità che alla qualità. Oggi la ricerca è più sulla qualità che sulla quantità e stiamo cercando di fare questo. Mi auguro di poterlo fare ma non posso non trasferire alcuni concetti di squadra aggressiva, di squadra corta, senza stare un pochino addosso ai calciatori".
 
Ha intenzione di fare qualche variazione? "I princìpi devono rimanere gli stessi. Il fatto che io possa spostare i calciatori di dieci o quindici metri è un problema più degli altri che mio, nel senso che in base anche alle squadre che andremo ad affrontare, alla situazione del momento, alla valutazione dei calciatori potrei modificare qualcosina. Ma questo diventa tutto relativo, in questo momento sono solo discorsi, però l'intelligenza sta nel capire i momenti e dare continuità a quello che si fa. E per poter dare continuità il cambiare tanto non aiuta".
 
Javier Pastore e il suo ruolo: "Intanto si deve allenare bene e conquistare la maglia da titolare. Abbiamo bisogno di tutti gli elementi, per quello tutta la squadra deve sentirsi titolare. Poi io non sono stupido, so quella che potrebbe essere la squadra ideale per me in questo momento però il Flaco si deve allenare con grande continuità, magari giocare con continuità, cosa che ha fatto un pochino meno l'anno scorso ma tutto parte dal lavoro settimanale. E il ragazzo lo ha capito, ha grandissima disponibilità, mi piace come ha approcciato, poi che sia cinque metri avanti o dieci metri più dietro l'importante è che sappia mettere quelle palle importanti in grado di fare male agli avversari".

La cultura del lavoro: "Le partite non si preparano il giorno prima o due ore prima. Si preparano durante la settimana e in questo momento stiamo preparando la squadra a dei princìpi per quella che sarà l'annata principale. Il ritiro è fondamentale in questo senso, specialmente i primi quindici giorni. Ovviamente ci saranno giocatori affaticati un po' di più e inizieremo a dare giudizi affrettati su chi è più in forma e su chi lo è meno, ma quello che a me interessa è portare i calciatori ad un determinato livello. Non i primi undici ma tutta la squadra".
 
Da allenatore le dà più soddisfazione inserire in un contesto un giocatore già fatto come Pastore o plasmare un giovane? "Il giocatore più giovane si trova nell'età d'oro dell'apprendimento. La capacità di apprendere con più facilità. Sono puliti come calciatori perché hanno meno passato dietro, meno conoscenza, hanno avuto meno allenatori e questo facilità il mio lavoro con loro. Però in tanti hanno bisogno di mettere delle basi importanti ma è una scelta, perché c'è chi lavora con l'uomo, c'è chi lavora con la palla. Bisogna dare le idee per far lavorare tutti allo stesso modo".
 
Si cerca anche un po' di freschezza dal punto di vista atletico: "I giovani hanno dei pro e dei contro. Ne abbiamo uno che l'anno scorso ha dimostrato all'inizio di fare fatica, come Under, poi è venuto fuori alla grande. Con il lavoro, con la dedizione, con la sua disponibilità è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante ed oggi viene considerato non come un calciatore qualsiasi ma come uno che da un momento all'altro può essere determinate".
 
C'è un tempo per l'adattamento di un giovane straniero? "Specialmente sui giovani, a differenza degli altri, bisogna avere un po' più di pazienza. Siccome noi siamo molto frettolosi in questo mondo nell'andare a giudicare e abbiamo il desiderio che il giocatore diventi subito importante, questo a volte riesci a farlo con qualcuno si e con altri meno. C'è il tempo di maturazione, i giovani vanno aspettati e aiutati nel loro percorso di crescita. Noi dobbiamo essere bravi in questo e fargli capire che tutto ciò che li circonda, tutti i giudici che sono intorno a loro a volte lasciano il tempo che trovano".
 
Cosa si sente di dire ai tifosi della Roma? "Hanno dimostrato di essere il 12° uomo in campo e mi auguro che lo siano per tutte le partite non solo quelle più importanti. Abbiamo bisogno del loro sostegno, sono convinto che lo faranno ma sarà sempre compito nostro trascinarli".

 


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