Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, è intervenuta in diretta a Te la do io Tokyo, la trasmissione ideata e condotta da Mario Corsi in onda tutti i giorni dalle 10 alle 14 su Centro Suono Sport 101.500, Roma.
“Il mio stato d’animo? È difficile e complicato da spiegare. Se da un lato c’è la soddisfazione di veder finalmente riconosciuta la verità, dopo nove anni, e nove anni sono tanti, dall’altra c’è il dolore di avere oggi in mano la descrizione di tutto quello che mio fratello ha dovuto subire. Questa verità mi è costata moltissimo: Io dopo questa battaglia non sarò più la stessa. Anche i miei figli in questi anni hanno sofferto molto, non hanno vissuto la loro quotidianità con la mamma. Vorrei fare una riflessione con voi: è giusto chiedere a una persona tutto questo? Una persona a cui comunque lo Stato ha già fatto una violenza enorme, chiedergli di farsi carico di quello che sarebbe un suo ruolo dentro le aule di giustizia, e anche fuori, nella testa della gente, è veramente giusto tutto questo?
Il mio processo era destinato a non iniziare mai, mi avevano liquidato dicendo che era morto di suo. Ecco, se io nove anni fa mi fossi rassegnata alla loro verità, non ci sarebbe mai stata giustizia. Ora tutti possono offendere me quanto vogliono, ma non mio fratello, mio fratello non può difendersi.
Il Ministro Salvini? Mi verrebbe da non commentarlo. Ma le persone intelligenti hanno perfettamente capito che io non mi sono alzata una mattina chiedendo le scuse di un ministro in carica da soli quattro mesi. Le mie scuse erano riferite a ben altro. Le mie scuse erano riferite a ben altro. Erano riferite a quello che si è fatto passare in questo periodo. Cioè che il nostro benessere è in qualche maniera legato alla violazione dei diritti di qualcun altro. Ecco, questo è un messaggio gravissimo, detto da una persona che nel momento in cui si parlava del reato di tortura diceva che una legge del genere avrebbe messo le manette alla polizia e che durante un fermo le ‘botte ci stavano’. Queste sono affermazioni gravissime, dette da una a cui il fratello è morto di botte
Il Ministro della Difesa e il Maggiore dell’Arma dei Carabinieri hanno espresso la volontà di incontrarmi, e spero che questo sia l’inizio di un cambiamento, lo spero proprio. Questa famiglia ha portato avanti per nove anni una battaglia di civiltà, rivolta contro coloro che si macchiano di reati, non contro l’Arma dei Carabinieri. Io nella mia vita tutto avrei voluto fare tranne andare in giro per l’Italia a raccontare la storia di mio fratello, avrei voluto avere la mia normalità. Stefano era un ragazzo meraviglioso, normale, come ce ne sono tanti; certo, aveva anche le sue debolezze e le sue fragilità. Questa telefonata avviene in una giornata e in un orario particolare: nove anni fa, esattamente a quest’ora, mio fratello, che la notte prima era stato pestato, era in un’aula di tribunale, davanti a un giudice e un pubblico ministero, e nessuno si è accorto o si è voluto accorgere dello stato di mio fratello. Ecco, questa è la nostra giustizia: forte con i deboli e debole con i forti.”
Di seguito l'intervento completo di Ilaria Cucchi durante la puntata del 16 ottobre di Te la do io Tokyo: