Umberto Gandini, ex ad dell'AS Roma, ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Tutti Convocati, trasmissione in onda su Radio 24.
Il mercato dei dirigenti. Presenti lei e Marotta: "Avendo avuto questa esperienza venticinquennale, 23 anni al Milan e 2 anni alla Roma, mi sono trovato recentemente con piacere ad essere un po' conteso soprattutto nei tre mesi estivi quando sembrava quasi scontato che io lasciassi Roma per tornare al Milan. Era piacevole vedere sui social i tifosi romanisti dire a quelli milanisti "lasciatelo stare, rimane con noi", "ma cosa volete", oppure i milanisti che dicevano "torna a casa", "torna a casa tua". Non succede. Purtroppo ho lasciato Roma, ma non torno al Milan per tutta una serie di motivi. Dopo aver ragionato con la società e soprattutto con Gazidis, che mi vanto di conoscere molto bene, abbiamo convenuto che non ci fossero le condizioni per rientrare in società. E quindi sono sul mercato, esatto".
Un giudizio su Monchi: "A parte il fatto che ci ho lavorato poco più di una stagione, ho avuto modo di conoscerlo in occasione del trasferimento di Bacca dal Siviglia al Milan e di Rami dal Milan al Siviglia. Monchi è un grandissimo professionista, è molto preparato, ha una conoscenza molto vasta dei calciatori e ha soprattutto l'abilità di andarli a cercare. È chiaro che è facile riconoscere il campione del mondo della Francia e portarlo nel tuo centrocampo, ma è difficile andare a cercare Cengiz Under e dimostrare, dopo sei mesi in cui lo hai difeso, che è diventato un giocatore molto importante. Monchi è uno che tiene moltissimo ai suoi metodi, tiene moltissimo alla sua visione e ha un progetto di medio termine. Lui è qui per cercare di far diventare la Roma stabilmente una squadra in grado di vincere tutti gli anni una delle competizioni a cui partecipa. Sappiamo benissimo che alla fine vince uno e ce ne sono tanti che perdono, non per questo quelli che perdono hanno fallito una stagione. Pensavo che la Roma partisse in modo migliore onestamente, siamo rimasti un po' sorpresi dall'avvio negativo, parlo ancora al plurale perché sono molto fresco. La reazione dell'opinione pubblica è stata molto simile a quello dell'anno scorso, perché lo scorso anno le problematiche erano "sarà bravo o non sarà bravo Di Francesco?", "è andato via questo, è andato via quell'altro". Quest'anno più o meno uguale. Dzeko faticava all'inizio della scorsa stagione e ha faticato all'inizio di questa, si è lamentato all'inizio della stagione scorsa e si è lamentato all'inizio di questa. Questa è una cosa che non puoi controllare. La cosa straordinaria di questo mestiere, ma anche del vostro, è che hai la grandissima responsabilità di lavorare con le emozioni delle persone e questa è una cosa che i proprietari devono imparare al più presto, perché siamo troppo importanti per la vita di tutti i giorni delle persone. Prima dicevi che i dirigenti sono importanti perché fanno vincere le società, è verissimo ma poi sono i giocatori che scendono in campo, le emozioni le fanno vivere i giocatori e le vittorie le portano quelli che scendono in campo".