Gaetano Papalia, ex proprietario dei terreni di Tor di Valle, è intervenuto in diretta a Te la do io Tokyo, la trasmissione ideata e condotta da Mario Corsi, in onda tutti i giorni sui 101.500 di Centro Suono Sport dalle 10 alle 14.
Mancano 7-10 milioni per il pagamento dei terreni da parte di Eurnova? Almeno così scrivono i giornali. No, no, ne mancano 25-26. I giornali possono scrivere quello che vogliono, ma i contratti li ho fatti io. Per l’esattezza ne mancano 6-7 per il pagamento della prima tranche. Perché il pagamento si scompone in due parti: 26 milioni la prima e 16 milioni più iva la seconda che maturano nel momento in cui si approva la variante urbanistica. Fino ad adesso comunque ne sono stati pagati 18, per essere precisi.
Eurnova sta vendendo la prelazione o la proprietà? La proprietà. E ha un debito nei confronti del fallimento Sais. La proprietà è stata trasferita il 26 giugno del 2013, perché lì c’era un’esigenza da parte della stessa Roma che voleva che Eurnova avesse la disponibilità piena dell’area.
Quando il 13 giugno è uscita la notizia dell’operazione rinascimento qual è stato il suo primo pensiero? Preoccupazione dal punto di vista umano, conosco Luca Parnasi e con me si è sempre comportato correttamente. Ovviamente la decisione del trasferimento dell’area a prezzo ancora non pagato era una convenienza di entrambi, sia sua perché poteva dimostrare la piena disponibilità dell’area al suo partener, e nostra che potevamo fronteggiare con quella caparra che prevedeva quel contratto all’istanza di fallimento che ci proveniva da Equitalia. Purtroppo poi non abbiamo incassato la caparra e non abbiamo potuto pagare.
Però Luca Parnasi nelle intercettazioni non ha parole dolci per lei. Io ho pubblicato una lettera su questo argomento e l’ho resa pubblica. Parnasi probabilmente soffre di inadempienza psicologica: davanti mi mostrava cordialità, dietro, invece, diceva quelle cose…forse per vantarsi.
‘Lo scemo di guerra’ allora è stato lui, non lei, Per come è andata si, adesso i suoi comportamenti sono all’attenzione della procura. Io credo che lo stadio della Roma non aveva bisogno di nessuna ulteriore corsia preferenziale: l’area è destinata a impianti sportivi, quindi non ha bisogno di varianti di particolari, ha una cubatura che basta e avanza per la realizzazione di uno stadio…bastava aggiungere un po’ di cubature a compensazione per coprire i costi delle infrastrutture necessarie a rendere l’area fruibile e basta. L’errore di Parnasi è stata quella di pensare che lo stadio potesse essere un volano per fare impianti simili altrove: Milano, Bari, Catania. Questi erano i suoi obiettivi.
Secondo lei, se dovesse fare una previsione, quando si metterà la prima pietra? Stanno già lavorando alla variante urbanistica da quello che so, quindi penso che per marzo almeno quella la avremo. Poi credo che la politica voglia passare all’incasso e mettere a posto almeno le carte prima di maggio. È probabile che entro la fine dell’anno si posi la prima pietra.
Per l’ultima pietra vediamo. Si, poi si è parlato tanto del famoso rischio idrogeologico. Sono intervenute anche molte associazioni ambientaliste a cui evidentemente non interessava nulla dei cavalli, visto che lì sono stati per anni decine e decine di cavalli e nessuno ha detto nulla per difenderli, visto che sembra fossero in pericolo. Poi c’è il professor Berdini che ha parlato di installazione di idrovore, ma evidentemente non conosceva l’impianto. Due idrovore le ho installate io 25 anni fa, hanno costi di manutenzione molto bassi, e appena comincia a piovere insistentemente assorbono l’acqua e la gettano sul collettore che corre lungo la via del mare. Questo fa si che sulla via del mare l’acqua magari arriva a metà delle ruote delle auto perché i fossi sono pieni di foglie per la scarsa manutenzione e quindi si intasano, ma a Tor di Valle non è mai stato annullato un convegno di corse.
Oltre a James Pallotta c’è mai stato un’altra idea di qualsiasi altro progetto a Tor di Valle? Sì. Agli inizi degli anni ’80 ci chiesero una tangente e lasciammo stare. C’era Gentilini, lo racconto in un libro che darò alle stampe tra qualche mese. Negli anni 2000 abbiamo avuto numerosi contatti, anche da rappresentanti Caltagirone. Prima di Parnasi ho avuto contatti dalla società ‘Smart’, indicata da Rosella Sensi. Io avevo proposto a loro prima di tutti di costruire lì lo stadio. L’idea c’era già. Parnasi voleva costruirci una specie di piccola Venezia. La Roma però già aveva pensato a costruirci lo stadio e lui era scettico. Quando venne fatta la valutazione delle famose 70 aree, lui non voleva mettere a disposizione quell’area. Quando è stata scelta, Unicredit voleva che ci fosse Parnasi a valorizzare l’area perché aveva qualche debito con la banca.