Gianluca Petrachi, ex ds dell'AS Roma, ha rilasciato una lunga intervista al portale tuttomercatoweb. Tra gli argomenti trattati anche quelli riguardanti la sua avventura nella Capitale.
Uno che anche dopo la fine della sua avventura a Roma, come abbiamo avuto modo di leggere, l'ha ringraziata. “Per 17 milioni più 2 di bonus ho portato a Roma il centrocampista attualmente più prolifico della Serie A e un ragazzo speciale”.
Dalla Spagna ha preso Villar. Cosa l'ha colpita? “La sua postura. Si posiziona sempre nel modo corretto per ricevere il pallone, come se glielo avessero insegnato da piccolo. La postura è fondamentale, apri o chiudi il corpo e sei pronto per la giocata. E' una virtù incredibile ma è un fattore sul quale Fonseca lavora tanto. Vuole giro palla veloce ma con lo scarico del centrocampista. Se la postura è sbagliata, scarichi sempre indietro”.
Smalling e Mkhitaryan a zero posson essere definiti quasi due capolavori? “Henrikh come gol e assist anche in questa stagione è tra quelli col miglior rendimento. E Smalling, insieme a Mancini e Ibanez, a mio modesto avviso forma una delle migliori linee difensive del panorama internazionale”.
Pau Lopez, invece, come un rimpianto? La gara con l'Ajax, potrebbe essere un nuovo inizio. “Sfato un 'luogo comune'. Diciamo che non l'ho pagato 30 milioni ma che è la cifra a bilancio. Di mezzo c'è stata la metà di Sanabria: l'ho pagato 18, che comunque sono sempre tanti. Non sono dispiaciuto di aver preso Lopez, è un buon portiere e con caratteristiche giuste, scelto anche per come gioca coi piedi condividendo la scelta con Fonseca e con Savorani. Solo che ha avuto come un black out e quando sei un portiere è dura rialzarti. Immagino come abbia sofferto: fa grandi parate, decisive, come ieri, e a volte perde la serenità nel giocare coi piedi che era la sua miglior virtù”.
A differenza del suo ex Presidente James Pallotta. Negli ultimi tempi c'è stata una svolta. “In parte lo giustifico. Pallotta ha commesso degli errori, affidandosi a persone sbagliate a distanza di tanti chilometri. E' stato poco presente, doveva respirare l'umore della piazza ma vi confesso una cosa: avrebbe voluto restituire tutto coi risultati per poi ripartire. Voleva riprendere da lì, da quello che aveva tralasciato. Ci teneva particolarmente alla Roma ma così, a distanza, è tutto più difficile e spesso si sbagliano valutazioni e decisioni”.