Tammy Abraham, attaccante dell’AS Roma, ha rilasciato un’intervista ai canali ufficiale del club dove ha parlato dei suoi cinque attaccanti preferiti.
“Quando affronto i grandi attaccanti, guardo alle piccole cose come i movimenti, dove si mettono, dove si posizionano in area, i tempi con cui entrano in area. Cerco di carpire questi segreti e poi farli miei.
Adebayor: Quando ero un ragazzino, mi chiamavano tutti “Adebayor”. Dicevano che giocavo come lui. E’ stato lui. C’è stato un periodo tra Arsenal, Manchester City e Tottenham in cui segnava moltissimo. Ma non era solo questo. Aveva tecnica, era alto… proprio come me.
Drogba: Penso che il mio primo ricordo di Didier Drogba risalga a un giorno in cui ero in ritardo per l’allenamento, c’erano delle macchine davanti a me e non riuscivo a passare. Ricordo che mia madre stava urlando alla sicurezza di farmi passare. Dicendo che ero in ritardo. Drgoba ci stava superando con la sua auto e si è offerto di farmi salire con lui… perché lui ovviamente aveva il pass per entrare direttamente… quindi ha chiesto se volevo passare con lui. Nessuno dei compagni mi ha visto con lui. Ma posso comunque dire che Drogba mi ha accompagnato a un allenamento! Avevo 7 o 8 anni. Speravo che in quel momento tutti i miei compagni fossero fuori e che mi vedessero con lui ma non c’era nessuno. L’unico testimone era mia madre! Non gli ho parlato, mi sono seduto e basta. Cercavo di guardarlo in faccia attraverso lo specchietto. E’ stato incredibile. Era davvero un bullo, un prepotente. E la squadra con cui lo faceva più di tutti il bullo era l’Arsenal. Io e la mia famiglia eravamo tifosi dell’Arsenal. Quindi quando si affrontavano Chelsea e Arsenal, noi andavamo allo stadio. A volte facevo da raccattapalle, altre guardavo la partita dagli spalti. Mi ricordo come Drogba “bullizzasse” i difensori avversari. Era fortissimo fisicamente, era un grande finalizzatore. Era bravo con i piedi… Penso abbia reinventato il ruolo del numero 9. Come teneva palla e utilizzava il corpo in quel modo lì… E poi segnava anche molti gol”.
Lewandowski: Ci ho giocato contro. Penso che migliori sempre di più con il passare del tempo. E’ un grande realizzatore, si muove benissimo ed è molto intelligente. Questo è il motivo per cui segna così tanto. In un’occasione, ha segnato due reti contro la mia ex squadra e io cercavo di vedere quello che faceva e come si posizionava per poi cercare di colpire. Ho imparato anche da lui.
Kane: L’ho affrontato in un paio di occasioni e mi sono allenato insieme a lui con la nazionale inglese. Le piccole cose che ho notato osservandolo in allenamento quando facciamo gli esercizi di finalizzazione, cerco sempre di dare il massimo perché vedo che lui segnava e quindi cerco di farlo anche io, per non essere da meno. Prima degli allenamenti facciamo degli esercizi sui calci da fermo, in vista della partita. Se ha un tiro, è gol. Prende tutto seriamente, se è davanti alla porta non c’è verso che sbagli. Cerco di rubargli qualche segreto. E’ anche un bravo mentore, ci tiene ad aiutare i giocatori più giovani. Dà anche molti consigli agli altri attaccanti, su come finalizzare, come posizionarsi, è un ottimo compagno di squadra”.
Henry: Il più grande di sempre, il mio preferito. Ancora oggi faccio alcune cose grazie a lui. E’ per lui che ho sempre voluto fare l’attaccante, avevo molte foto di Henry attaccate al muro. Mi ricordo che c’era una foto in cui indossava la maglia bordeaux dell’Arsenal. Aveva i calzini tirati su oltre il ginocchio e il nastro… E io volevo essere come lui. Da che mi ricordi, è sempre stato lui il mio giocatore preferito. Penso avessimo 12 anni e dovevamo scegliere i numeri di maglia. Era la prima volta che lo facevamo e io ed un mio amico litigavamo per chi dovesse avere il 14. L’avevamo chiesto entrambi. Discutevamo moltissimo e alla fine il tutto è stato deciso ai rigori per volere dell’allenatore. E alla fine ha vinto lui”.