Aurelio Andreazzoli, allenatore dell’Empoli, prossimo avversario dell’AS Roma in campionato, ha rilasciato un’intervista al quotidiano Corriere dello Sport. Il tecnico ha parlato anche dei giallorossi.
Andreazzoli, ha visto la Roma giovedì? Che impressione le ha fatto? “Una squadra che ha individualità notevoli, che può cambiare la partita in qualsiasi momento, al di là degli aspetti tattici. Ha giocatori di valore dappertutto”.
Come proverà a battere la Roma? “Non è possibile competere con la Roma se non metti in gioco situazioni fuori dalla normalità. Se competi a livello di valori hai perso. Quindi devo trovare la maniera di tentare di abbassare il loro valore, con quelli che ho in testa di fare. Bisogna cercare di tenere alte le nostre percentuali, anche con quelle che sono le doti morali, con il sacrificio e la corsa. Quando la partita comincia devi pensare a esaltarti, se ce la fai ti salvi altrimenti perdi e contro la Roma ci può stare. E’ successo all’andata, ma giocammo per non perdere. Ma se noi giochiamo per non perdere perdiamo, se giochiamo per vincere possiamo salvarci”.
Mourinho fu molto gentile con lei all’andata. “E’ stata una situazione piacevole dovuta a lui, quasi una concessione. Lui è Mourinho, io Andreazzoli. Fu molto carino, disse che gli faceva piacere conoscermi. Ci salutammo con un abbraccio”.
Andreazzoli ha rilasciato un’intervista anche al quotidiano La Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole sulla Roma.
Lei ha allenato Totti e De Rossi. Vero o falso che un maestro di calcio farebbe fatica in un grande club perché i campioni storcerebbero il naso? “Falso. Io con Totti e De Rossi mi sono trovato benissimo. Dipende da che persona sei: i ragazzi ti inquadrano in fretta. Prima di essere un allenatore, io sono un uomo con i miei comportamenti e la mia sensibilità. Il rapporto con la squadra è come quello con i figli, solo che nello spogliatoio sono venticinque. Serve sempre un indice di attenzione altissimo. E sa qual è la principale difficoltà di questo lavoro? Far sentire la mia squadra più forte di quello che c’è”.
Perché dell’esperienza con la Roma viene ricordata solo la finale di coppa Italia e non tutto il resto, come la vittoria sulla Juve e la rimonta in classifica? “Perché il mondo del calcio spesso manda messaggi superficiali per arrivare alla pancia del tifoso. Un giudizio oggettivo dipende dalla voglia di trasmettere le curiosità, le difficoltà, le bellezze. A Roma passai da inadeguato a fenomeno e poi di nuovo a inadeguato: non ci restai male perché do peso solo al giudizio di chi mi conosce”.