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Corriere dello Sport

(13/09/2017)

Ora la Roma si gode Alisson: «Finalmente!»

È un lungo applauso, è una lenta processione. Lo ringrazia Florenzi, per primo, entrando in campo al fischio finale. Segue la Curva Sud, riconoscente: per la prima volta da quando è alla Roma, gli dedica un coro intenso e ripetuto. Alisson, Alisson, Alisson, sul motivetto che un tempo esaltava un altro baluardo brasiliano: Aldair. È nato un amore.
 
OMAGGI. Alisson risponde timido, come è suo costume, applaudendo chi lo applaude a testa bassa. Passa Strootman. Abbraccio. Poi Nainggolan, che zoppica ma non perde l’occasione di rendergli omaggio. E ancora spuntano De Rossi, Pellegrini, Manolas. Tutti per uno, tutti per il numero uno. Che in una notte di Coppa dei Campioni ha forse definitivamente allontanato i rimpianti per Szczesny, di cui per un anno è stato fedele vicario. Se la Roma ha resistito alla furia dell’Atletico Madrid, strappando uno 0-0 che aiuta a lavorare meglio e che può persino risultare prezioso per la classifica del girone, il merito è quasi solo del portiere che ha parato tutto.
 
INSUPERABILE. Ci hanno provato in tanti, a sbranarlo. A cominciare da Griezmann che non era esattamente in vena. Gli ha calciato addosso da due metri nel primo tempo, dopo che già Manolas aveva tirato fuori dalla porta un gol quasi certo di Koke. Alisson non si è inchinato, gli ha sbarrato la strada. E magari lì ha capito che nel calcio è un attimo passare dalle stelle alle stalle ma vale anche il contrario. E così nel secondo tempo, con gli spagnoli passati dal lancio con la fionda all’invasione del territorio con i carrarmati, c’è stato un solo ostacolo tra la vittoria annunciata dell’Atletico e la fiera della Roma. Lui.
 
COMPLIMENTI. Anche il meraviglioso terzino Filipe Luis, che è suo compagno nella nazionale brasiliana, nel momento dei saluti lo ha scherzosamente bacchettato per aver negato ogni accesso alla squadra di Simeone. Straordinaria la chiusura uno contro uno su Vietto, che ha provato a scavalcarlo con un pallonetto e si è trovato davanti i muscoli del portiere nel posto giusto al momento sbagliato. Alisson è stato splendido pure dopo, senza tregua: due volte su Correa, una su Ferreira Carrasco e anche in coda, appena prima del sospirone di sollievo di Eusebio Di Francesco, su Saul, che poi è stato dolce verso l’Olimpico nel non ribattere a rete a porta vuota.
 
MIGLIORE. Non è stato soltanto il più bravo in campo, è stato il migliore della notte di Champions League: nessun altro ha fatto 9 parate nella serata, cinque delle quali ad altissimo coefficiente di difficoltà. Già a Lione, nella scorsa stagione, aveva protetto a dovere la Roma da un tracollo, prendendo quattro gol e scongiurandone altrettanto. Ma ieri, alla prima partita di sempre in un girone di Champions, si è superato. «Devo ringraziare i miei compagni – dice il protagonista – mi hanno dato una mano. È stato importante tenere la porta imbattuta. Soprattutto l’ultima parata, quella su Saul, è stata molto impegnativa. È un bel momento per me, ho aspettato per un anno e ora me lo godo tutto».

R. Maida


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