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Corriere dello Sport

(11/01/2018)

Di Francesco «Badelj? E' forte»

E' un gran signore, una persona per bene, un allenatore che porta avanti con convinzione le sue idee, che fino a un mese fa gli avevano fatto conquistare l'interesse di alcuni grandi club inglesi. Eusebio Di Francesco vive con garbo e signorilità il momento più difficile della sua esperienza romana da allenatore. Molti suoi colleghi avrebbe avuto reazioni scomposte, avrebbero accusato gli arbitri, i giornalisti che remano contro. Di Francesco non è così, ha una rabbia interiore che non esterna, sa che il suo compito ora è trasmettere sicurezza a tutto l'ambiente. Che era rimasto conquistato dal suo lavoro. Oggi i tifosi si interrogano preoccupati sul futuro della Roma, sui giocatori che non corrono, che forse non fanno tutti una vita da professionisti, che pensano al Mondiale che si avvicina più che alla Roma. Alla Roma pensa Di Francesco, che ieri ha trascorso una delle giornate di riposo a Firenze, nello stand del brand di maglieria "Ferrante", azienda di abbigliamento del suo paese, per la quale fa il testimonial a titolo gratuito, «perché questi sono amici con i quali prendo anche qualche lezione a calcetto... Sono felice di rappresentarli, siamo abruzzesi e ci teniamo a dare forza alle aziende della nostra terra». Un altro al suo posto avrebbe evitato i cronisti, le telecamere, le domande sulla crisi della Roma. Lui ha scelto di rispondere. Con serenità, senza mai una polemica, con la forza di chi sa di aver fatto tutto con il massimo impegno e professionalità. «Anche quando ero calciatore uscivo sempre dal cancello principale, dopo qualche sconfitta che scatenava pesanti contestazioni. Non ho mai avuto niente da rimproverarmi e ho sempre potuto guardare tutti in faccia».
 
CASO CHIUSO. Analizza il momento della Roma senza nascondersi, senza far finta che non sia successo niente. La sconfitta contro l'Atalanta è arrivata dopo l'esclusione di Nainggolan per motivi disciplinari. Ma per Eusebio oggi il discorso è chiuso: «Il caso Nainggolan è stato superato, Radja è stato sempre nel gruppo e si è allenato, è stato solo non convocato per una partita. Nainggolan è stato il primo a scusarsi, è andato in tribuna con i nostri dirigenti, non c'è alcun caso. Posso annunciare già oggi che sarà titolare contro l'Inter. La scelta è stata etica-morale per quello che è accaduto, ma non vorrei più parlare di queste cose. Preferisco parlare di quello su cui devo lavorare io. Dal punto di vista soprattutto mentale questa squadra fino a 20 giorni fa era la rivelazione che aveva fatto benissimo in Champions. Ecco perché non possiamo essere quelli visti nelle ultime gare, in particolare quelli del primo tempo con l'Atalanta in cui la squadra non ha reso e ha dato una cattiva impressione anche a me. Noi ora lavoreremo con positività. Nel nostro ambiente si è troppo negativi e si traggono giudizi prima troppo esaltanti, adesso eccessivamente negativi. Ritengo che questo gruppo debba ritrovare l'equilibrio e io da allenatore devo essere il primo a ritrovare il bandolo della matassa per riportare questa squadra ai livelli raggiunti in precedenza. Sono sicuro che ce la farò». La Roma ormai è distante dalla zona scudetto e deve preoccuparsi di conquistare un posto per la Champions: «La squadra ha dimostrato di non essere ancora da scudetto. Ci mancava qualcosa anche quando eravamo vicini alle prime. Anche in precedenza era mancato quel salto di qualità necessario per lottare per il titolo. Siamo indietro, dobbiamo cercare di fare il massimo per dare fastidio e migliorare la posizione in classifica. Ricordiamoci sempre che abbiamo una partita da recuperare. Non mi piace guardare le ultime quattro gare e la relativa classifica, guardiamo ciò che si è fatto in questi mesi, si sono viste ottime cose, ora stiamo facendo sicuramente male, ma il desiderio di tutti è rimettersi in carreggiata. Vogliamo continuare a fare bella figura anche in Champions».
 
SCHICK. Con Patrik ora andrà cauto. Il centravanti ceco ha bisogno di tempo, è giovanissimo, va protetto dalla critiche, che sente molto: «Tutti ci aspettavamo potesse dare di più, ha grandi potenzialità, non le ha ancora dimostrate, ci vuole tempo. Roma ha costruito e distrutto tanti giocatori, questo è un giovane in crescita, diamogli tempo, anche se so che nel nostro mondo ce n'è sempre meno. Dobbiamo aspettarlo. Ricordo che Tommasi fu costretto ad uscire da Trigoria scortato dalla polizia, poi è diventato l'idolo dei tifosi. Con il lavoro, la pazienza e i risultati riusciremo a riconquistare quello che abbiamo lasciato per strada in questi venti giorni». Non cambierà modulo, ma ribadisce di non avere idee rigide: «Credo nel 4-3-3, si andrà avanti con questo modulo. Lavorerò sul 4-3-3 e sulla testa dei giocatori, con positività. Forse prima i giudizi erano stati troppo lusinghieri e ora troppo pessimisti, bisogna ritrovare equilibrio. Questo è lo stesso modulo che ci ha dato soddisfazioni, quando si sceglie un sistema bisogna credere in quello che si propone. Non posso pensare che la squadra non creda più in quello che abbiamo fatto. Devo entrare nella testa dei giocatori per fargli capire che siamo quelli di venti giorni fa». Preferisce non parlare di mercato, ma Monchi, che oggi vola a Londra da Pallotta, sa quello che gli serve: «Di uomini che non sono miei non parlo, Badelj è un buon giocatore, ma a centrocampo ne abbiamo di ottimi. Finora qualcuno non ha reso come avremmo voluto, ma sono convinto che arriveranno le soddisfazioni. Non ho parlato con Pallotta perché il mio riferimento societario è sempre stato Monchi. Vediamo le decisioni che prenderanno, io ho dato le mie indicazioni». Di Francesco vuole lavorare con gente motivata: «Chi non ha piacere di restare può andare via. Fino a venti giorni fa erano tutti motivatissimi. Ora sta a me farli tornare quelli di prima. Spero di ritrovare tutti carichi, il primo a esserlo sono io».

G. D'Ubaldo


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