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Corriere dello Sport

(17/01/2018)

Fazio ordina «Ora andiamo a comandare»

Sorride. Ha la barba appena fatta e mostra sicurezza muovendosi a Trigoria come un perfetto padrone di casa. Non a caso lo chiamano "Il Comandante", soprannome coniato da uno dei giovani che curano la comunicazione della Roma. Federico Fazio è uno dei senatori giallorossi, è arrivato lo scorso anno ma nello spogliatoio si fa sentire. E adesso che la Roma ha l'obbligo di ripartire dopo un periodo di flessione si assume le sue responsabilità. Domenica contro l'Inter ritrova Spalletti, non avrà riguardi, quello che conta per lui è che la Roma ritorni a vincere. Lo racconta in questa intervista esclusiva.
 
Come è stata la ripresa dopo la settimana di vacanza?
«Era importante riprendere dopo le vacanze che sono arrivate al momento giusto. E' stato utile lasciare la testa libera e ricaricare energia per la seconda parte della stagione. Sappiamo che non abbiamo fatto bene soprattutto nelle ultime 4/5 partite come nei due mesi precedenti. Ma ora siamo convinti di ribaltare questa situazione».
 
Ha trovato una spiegazione alla flessione della Roma?
«Non penso che sia un problema fisico, dopo la partita facciamo sempre un'analisi del nostro lavoro fisico, è sempre stato simile negli ultimi mesi. Stiamo lavorando per cercare di risolvere tutti i problemi che abbiamo incontrato, la cosa più importante è riconoscere quando le cose non vanno bene e trovare una via d'uscita».
 
La difesa che è stata fino alla fine del 2017 la migliore del campionato nelle ultime partita ha sempre preso gol
«Con l'allenatore lavoriamo molto sulla fase difensiva, sin da luglio. Abbiamo provato a fare le marcature a zona e a uomo sulle palle inattive, il tecnico sceglie in base alle caratteristiche degli avversari. Sappiamo cambiare senza problemi, Di Francesco ci spiega tutto».
 
Quale può essere l'obiettivo della Roma a questo punto della stagione?
«Viviamo alla giornata, partita dopo partita, senza pensare alla classifica finale. Dobbiamo riconoscere che non abbiamo avuto un rendimento positivo nell'ultimo mese, ma sappiamo anche che quello che abbiamo fatto prima di dicembre è stato un gran lavoro. Dobbiamo cambiare qualcosa in questa situazione per ripartire».
 
Si diceva che lei avrebbe faticato con la difesa a quattro. Invece è il leader della retroguardia.
«Io non ho problemi, per chi, come noi giocatori più anziani, ha esperienza per aver lavorato con tanti allenatori diversi, difendere a tre o a quattro è uguale. Siamo professionisti, anche sulle palle inattive ci adattiamo alle varie situazioni. Dobbiamo metterci a disposizione e seguire quello che ci indica l'allenatore. Possiamo giocare in tanti modi. E per me fare il centrale a destra o a sinistra è uguale. Ho dimostrato che posso fare bene anche la difesa a quattro».
 
Nella Roma in qualche occasione ha fatto anche il centravanti...
«Si, quando c'è bisogno mi spingo in attacco. Ho cominciato giocando in attacco e nel Siviglia ho fatto anche il mediano».
 
Domenica ritrova Icardi che all'andata nei venti minuti finali mandò in tilt la difesa della Roma.
«L'Inter non è solo Icardi. E noi abbiamo cambiato tanto da quella partita. Questa sarà diversa. Icardi è un gran giocatore, dobbiamo lavorare per migliorare e per fermare l'Inter. Con Icardi sarebbe bello ritrovarsi al Mondiale».
 
L'Argentina ha vinto molto a livello giovanile ma ai Mondiali e in Coppa Libertadores negli ultimi tempi fatica. Perché?
«Nelle giovanili con me c'erano Messi e tanti altri giovani diventati campioni. Negli ultimi anni l'Argentina è migliorata molto anche tra i grandi».
 
Higuain ci sarà al Mondiale?
«Non saprei dirlo, ce ne sono tanti di attaccanti forti».
 
Il Mondiale senza l'Italia che effetto le fa?
«E' una sorpresa, è strano. Anche l'Argentina ha sofferto fino all'ultima partita per qualificarsi. Altre squadre hanno faticato. Quando non gioca l'Argentina io faccio sempre il tifo per l'Italia. Mi dispiace che sia rimasta fuori».
 
Il suo affetto per l'Italia ha radici profonde.
«Mio nonno partì dalla Sicilia nel 1949 e non è mai tornato nella sua terra d'origine. Tutta la famiglia è rimasta con lui e mio padre aveva sempre voglia di tornare. Mio nonno partì da Fulgatore, una frazione di Erice. Mio nonno materno era invece originario di Lentiscosa in provincia di Salerno, mia nonna della zona di Como. Ho sangue italiano. Mio nonno arrivò in Argentina dopo un mese di nave, ha fatto tanti lavori».
 
Le piace il soprannome il Comandante?
«Si, mi piace, mi sembra adatto. Mi piace avere il controllo».
 
Quanto è stata importante l'amicizia con Perotti per scegliere la Roma?
«Si può dire che siamo cresciuti insieme, nel 2010 eravamo già stati qui in gita da Siviglia. Roma era un po' nel destino. Sono tornato a trovarlo appena si trasferì alla Roma. L'Italia mi è sempre piaciuta, ho voluto fare questa esperienza dopo Spagna e Inghilterra. In Premier appena arrivato ho giocato 33 partite, ero andato bene. Poi il presidente ha deciso di cambiare, non conosco i motivi. Sono rimasto lì per sei mesi ancora, ma avevo deciso di andare via. In Inghilterra non c'è molta differenza, ma lì non si lavora molto tatticamente. La vita è diversa, quando esci non ti conosce nessuno, è diversa la passione per il calcio. Invece noi argentini siamo molto simili come cultura agli italiani».
 
Domenica ritrova Spalletti.
«Ho avuto un gran rapporto dal primo miniuto, mi sono trovato bene. Ho gran rispetto per lui, da tutti gli allenatori che ho avuto ho imparato qualcosa di diverso. E' un grandissimo, allenatore, come tanti altri».
 
Però non la fece giocare contro il Porto, quando la Roma fu eliminato dai preliminari di Champions.
«Non mi fece giocare perché ero appena arrivato. Poi la situazione è cambiata».
 
Quali sono le differenze tra Spalletti e Di Francesco?
«Ogni allenatore ha il suo modo di lavorare e di mettere in campo la squadra, è importante imparare da tutti. Di Francesco è grandissimo allenatore e una persona con la quale si può parlare di tutto, che ti aiuta a correggere gli errori. Ho gran rapporto con lui e mi aspetto di imparare tanto».
 
E' stato duro alla ripresa degli allenamenti?
«Come dicevo è importante andare a correggere le cose che non stanno andando, lui è bravo a lavorare sulla tattica e sull'aspetto motivazionale. Dobbiamo ripartire a Milano».
 
Pensate di avere la forza e la qualità per andare in Champions?
«Dobbiamo ritrovare la nostra strada, quella di un mese fa. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di entrare in Champions e giocarla. E una competizione che dobbiamo continuare ad affrontare, ma prima dobbiamo ritrovare la strada giusta e partire dalla prossima partita».
 
Cosa pensa di Nainggolan delle voci di mercato?
«Si parla sempre di Radja in chiave mercato, anche la scorsa estate circolavano tante voci. E' un giocatore forte, è normale. Ma lui è concentrato sulla Roma, in questo periodo si parla tanto ma lo vedo concentrato».
 
Come si vede alla fine del contratto? Tornerà in Argentina?
«Per quanto mi riguarda io qui mi sono trovato bene sin dal primo minuto. Quello che accadrà dopo non si sa mai, ma sono molto felice qui, spero di restare tanti anni.

Non pensa di tornare in Argentina?
«No, per la qualità di vita e non solo. L'Argentina è un Paese incredibile nel bene e nel male, se penso ai miei figli non mi vedo lì, anche per i temi che riguardano la sicurezza. Resterò a vivere tra la Spagna e l'Italia, sono Paesi simili, dove mi sono trovato bene».
 
Conosce bene Monchi, quali sono le sue qualità?
«E' un bravissimo direttore e coinvolge sempre i calciatori, vive a contatto cn loro giorno dopo giorno. Il suo lavoro non è confinato alle attività di mercato. Anche a Siviglia era così. Quando arrivai mi aspettò in aeroporto, avevo diciannove anni».
 
Cosa le piace di Roma?
«E' una città incredibile, è bellissimo passeggiare per il centro. In generale in Italia mi piace la cultura e gli aspetti umani, in questo mi ricorda l'Argentina e mi piace».
 
Suo fratello lo scorso anno giocava nel Ciampino. E ora?
«In una squadra di Siviglia, dove vive tutta la mia famiglia, i miei genitori, due fratelli e una sorella».
 
Chi è Fazio fuori dal campo?
«Quando ho un giorno libero mi piace girare, anche fuori Roma, per l'Italia. Mi piace conoscere la storia della città».
 
E la cucina?
«In fondo anche quella è simile a quella argentina. La nostra cultura è simile».
 
Quando nascerà suo figlio?
«E' previsto per il 14 Giugno. Sarà un maschio. Due giorni dopo l'Argentina giocherà la prima partita al Mondiale, spero di esserci. Se sarò convocato non lo vedrò, vorrà dire che lo festeggerò con la Coppa. Porterò anche lui in Sicilia, ho davvero un bel rapporto con l'Italia».

G. D'Ubaldo


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