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La Gazzetta dello Sport

(12/02/2018)

Con Under la Roma va… over. Benevento K.O. e Lazio superata

Non sappiamo se l’universo giallorosso faccia bene a rispolverare l’epigrafe di Rudi Garcia: «Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio». Di sicuro, però, la Roma può festeggiare il sorpasso ai danni della Lazio e, soprattutto, il rientro in zona Champions. Tutto questo, grazie a una grande ripresa che porta al successo in rimonta per 5-2 ai danni del Benevento – santificato dalle reti di Fazio, Dzeko, Defrel su rigore e da una doppietta di Under, seguite al momentaneo vantaggio di Guilherme, a cui ha fatto seguito la malinconica rete di Brignola. Morale: i campani – che per la terza volta sprecano un vantaggio in trasferta – continuano ad avere zero punti lontano da casa e, per via del crollo nella ripresa, rilanciano la vena offensiva dei romanisti, che non segnavano più di un gol dal 1° dicembre e non avevano mai vinto in rimonta.
 
QUESTIONE DI TESTA – All’andata finì 0-4 per i giallorossi, ma dopo la rivoluzione del mercato di gennaio, tra i titolari nelle file campane sono solo due i reduci della partita di Benevento, Letizia e Venuti, mentre il modulo è passato dal 4-4-2 a un 4-2-3-1 che in fase difensiva – la più utilizzata – è un 4-1-4-1. De Zerbi la modula in modo interessante, facendo giocare Guilherme sulla linea dei difensori, con D’Alessandro e Djuricic pronti a tagliare per inserirsi negli spazi, soprattutto con cambi di gioco che chiamano in causa il lato debole. Sarà che la Roma è in formazione assai rimaneggiata in mediana, con Nainggolan e Pellegrini fuori causa, ma la lettura delle situazioni in avvio è fragile, soprattutto perché, mancando un regista di ruolo, Di Francesco conferma il 4-2-3-1 di Verona, cioè col triangolo in mediana col vertice alto, ruolo che per un tempo è appannaggio di Perotti e poi passa a Defrel. L’avvio quindi è del Benevento che al 7’ passa in vantaggio con Guilherme (primo gol in A), il cui tiro trova la doppia deviazione di Florenzi e Manolas. I giallorossi si scuotono e – pur rischiando in qualche ripartenza ben orchestrata da Sandro e Viola – fanno la partita. Si capisce in fretta come il punto debole campano sia il gioco aereo. Non a caso Dzeko di testa impegna Puggioni al 15’ e costringe Viola al salvataggio al 21’ (e sulla ribattuta El Shaarawy conclude al lato). Logico perciò che il pareggio arrivi di testa, con Fazio che al 26’ è pronto ad anticipare Sandro e Venuti, battendo il portiere, che in precedenza si era opposto alle conclusioni del Faraone due volte (9’ e 41’) e Perotti (12). Quanto basta per far uscire i giallorossi tra i fischi.
 
SI SBLOCCA DEFREL – Nella ripresa la Roma parte forte, con Dzeko che – sempre di testa – prima sfiora il palo (2’) e poi realizza, nobilitando una grande accelerazione di Under sulla fascia destra (14’). Il Benevento sbanda e i ragazzi di Di Francesco ne approfittano, confezionando l’azione più bella del match sull’asse Dzeko-Perotti, con l’argentino, tornato sulla fascia sinistra, che mette la palla al centro per Under pronto a segnare subito di sinistro. La partita sembra in ghiaccio. Il bosniaco continua a dominare in area nel gioco aereo e, col Benevento che cerca qualche sortita in più allargando gli spazi tra le linee, gli attaccanti giallorossi vanno a nozze. Così al 30’ Under, dal vertice destro dell’area, trova un sinistro incrociato che vale il poker. Sembrerebbe il segnale della doccia anticipata, ma un minuto più tardi un’azione sulla fascia destra nata da Guilherme, trova una bella accelerazione del neo entrato Lombardi, bravo a servire l’inserimento vincente di Brignola. I titoli di coda sono da libro cuore, visto che Dzeko – dopo aver guadagnato un rigore per fallo di mano di Djimsiti su di un suo cross – concede il penalty a Defrel, che dal dischetto segna il suo primo, sospirato gol in campionato. Le ultime buone notizie romaniste sono per il rientro in campo di De Rossi e Schick nei minuti finali, mentre il Benevento – se vuole rientrare davvero nella corsa salvezza – può consolarsi con una riscoperta vena offensiva che non dovrà essere sciupata da una difesa così fragile.

M. Cecchini


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