Ultima chiamata

Un primo derby, per modo di dire, da vincere a tutti i costi. Il secondo, quello vero, assomiglia tanto a un bivio definitivo. Tra stasera e sabato Di Francesco si gioca la panchina e la Roma la sua credibilità, dopo la peggiore partenza dell'era americana. All'Olimpico arriva prima il Frosinone, a secco di gol come lo era il Bologna prima di passeggiare sulle rovine giallorosse. Tre giorni e mezzo di ritiro sono serviti quantomeno a stare insieme, parlarsi, spiegare. Ieri Monchi ha fatto colazione con la squadra e ha passato il resto della giornata col fiato sul collo dei giocatori, con i quali si è confrontato di nuovo, senza riunioni di gruppo. Di Francesco ha provato a fare il resto in campo e in sala video, ma sa che le uniche risposte che contano sono quelle delle partite. E se dovessero andar male anche le prossime due, la sua avventura da allenatore a Trigoria sarebbe ai titoli di coda. 

 

Pallotta è il più deluso e sogna Antonio Conte, ma dal tecnico leccese non arrivano aperture. Anzi. Poi si sa, il calcio è dinamico, tutto può cambiare in fretta, soprattutto grazie ai soldi. Monchi al momento ritiene però impossibile anche solo aprire una trattativa con Conte, non ritiene gli altri tecnici liberi soluzioni talmente allettanti da accelerare l'esonero di Di Francesco e allora spera di poter andare avanti con l'abruzzese, aiutato da qualche risultato positivo. In tutto questo Eusebio ha una pressione pazzesca addosso. «Mi sarei preoccupato se Pallotta - ammette l'allenatore in sala stampa - fosse stato felice più che disgustato. Non c'è bisogno di sentire la fiducia da parte di nessuno adesso. Mercato? E' un errore parlarne, devo pensare solo a lavorare e cercare di valorizzare la mia rosa». (...)