Il muro Olsen eroe nazionale

Il salvatore della patria parla piano davanti ai microfoni, non sorride e come massimo effetto speciale aggrotta un paio di volte la fronte. Dopo aver fatto piangere la Turchia e volare la sua Svezia, questo è ciò che si concede Robin Olsen, artefice di una serata memorabile, nella fornace ribollente dello stadio Büyüksehir di Konya. «C'era un tale frastuono che in campo era impossibile comunicare», ha detto il portiere giallorosso, che si è reso subito conto di dover trascorrere novanta minuti dannatamente complicati. La situazione del girone di Nations League imponeva a entrambe di non perdere, pena la retrocessione immediata in serie C. Ma per la Turchia anche un pareggio era pericoloso, perché dava agli svedesi la possibilità del sorpasso domani, nella sfida con la Russia che chiuderà il girone. E quindi, turchi a tutta fin dai primi minuti, spinti dal boato impressionante del pubblico e dai loro furori. E il più spiritato di tutti era proprio Cengiz Ünder, con il quale Olsen ha un ottimo rapporto anche fuori dal campo, sul difficile asse linguistico turco-svedese. 

 

Ünder ha fatto di tutto per mandargli di traverso la partita: cross pericolosi, dribbling rabbiosi e quei tagli che nove volte su dieci finiscono con la battuta a rete. Olsen ha parato su di lui, ma soprattutto si è superato sull'altro "italiano" Cahlanoglu, che da otto metri si è liberato e ha esploso il sinistro a fine primo tempo: gol sicuro, se non che il portierone in caduta ha trovato il modo di alzare il guantone destro, in un riflesso prodigioso. «E' stato un buon salvataggio», ha ovviamente minimizzato Olsen a fine gara. Nella ripresa la Svezia ha messo più il naso fuori ed è andata in vantaggio su rigore, trasformato dal vecchio Granqvist. E dopo è toccato ancora a Olsen ergere il muro. (...)