El Shaarawy è l’asso nella manica di Mou

C’è un tempo per pescare e un tempo per asciugare le reti. El Shaarawy l’ha capito in Cina, dove questo proverbio viene insegnato ai giovani per far capire loro l’importanza dei momenti giusti. C’è un tempo per accelerare a tutta velocità e uno per godersi il panorama. Stephan si trova nella prima fase. Non è un titolare di questa Roma, ma le basi per scalare le gerarchie ci sono tutte visto che (a differenza di altri colleghi come Villar, Mayoral, Reynolds e Diawara) l’esterno rientra nel blocco dei 14-15 calciatori sui quali Mourinho ha deciso di puntare.

 

Il Faraone ha collezionato 10 presenze (soltanto 3 da titolare) su 11 partite ufficiali, realizzando 4 gol in 336 minuti: 3 in Conference League contro Trabzonspor, Cska Sofia e Zorya e 1 in campionato nel match col Sassuolo, grazie al quale lo Special One ha potuto festeggiare con una vittoria la panchina numero 1000 della carriera. La media dice una esultanza ogni 84 giri di lancette: nessuno in rosa è riuscito a fare meglio di così. Nel gioco delle coppie, El Shaarawy contende a Mkhitaryan la posizione di esterno sinistro del 4-2-3-1, mentre sull’altra fascia se la giocano Zaniolo e la sua alternativa Carles Perez. Sulla trequarti, invece, Pellegrini non sembra avere un vice definito (a parte il giovane Zalewski). Ma quando manca il capitano, com’è accaduto nel derby, nella testa di Mou la soluzione è spostare Micki al centro della trequarti e inserire proprio El Shaarawy sulla fascia. (…)