Antonio Felici di France Football è intervenuto a Te la do io Tokyo, la trasmissione ideata e condotta da Mario Corsi, in onda sui 92.7 di Tele Radio Stereo.
"Se penso all'utilizzo della difesa a tre nella gestione di De Rossi mi vengono in mente prestazioni non esaltanti, non ricordo una partita o porzioni di partita in cui la Roma si è messa a tre e poi ha fatto una gran partita. Questa è l'unica grande perplessità, perché in realtà un pacchetto difensivo in grado di passare dall'impostazione a quattro a quella a tre è una ricchezza per la squadra. La mia paura e che possa esserci una differenza tra il discorso teorico e quello pratico. Poi il discorso sulla mancanza dell'attaccante centrale io lo condivido: è chiaro che se scendi in campo con un marcatore e il marcatore non ha il centravanti da marcare, va in difficoltà. Quindi il passaggio a tre può avere un grande senso da questo punto di vista, però non mi confortano i precedenti. Se proprio vogliamo fare un discorso razionale, anche se queste partite di razionale non hanno nulla, i gol sarebbe meglio farli quando l'avversario non ha più tempo per recuperare, per cui meglio fare il primo a inizio ripresa, il secondo verso il 75' e poi giocarsi il tutto per tutto nel finale. È vero che se segni subito ti rinfranchi, ma poi loro hanno tutta la partita per rimettersi a posto. Al di là di questo, serve un po' di "fattore Dortmund", un po' di fortuna, perché queste imprese non si realizzano contro la cattiva sorte, serve un guizzo, una situazione, serve qualcosa che faccia percepire ai giocatori che il Dio del calcio oggi è dalla parte della Roma. Queste sono quelle situazioni in cui con la razionalità arrivi fino a un certo punto, serve trovare un'alchimia, serve l'imprevisto, la pazzia del calcio. Io confido in una cosa: i tedeschi hanno sempre avuto la caratteristica per cui quando si sentono più forti degli altri, li considerano dei pellegrini. In fondo i tedeschi sono protagonisti di sconfitte epiche nella storia del calcio: senza andare a Italia-Germania 4-3, pensate al Bayern che perde una Champions in finale negli ultimi minuti contro lo United, quello che è successo ieri sera a Madrid. A loro capita spesso e io credo molto nei corsi e ricorsi storici, per cui confido che il fatto di sentirsi già in finale possa comportare loro qualche un brutto risveglio. L'arbitro? Vista l'aria che tira non spero in risarcimenti, non mi pare che ci sia questo afflato nei confronti della Roma. Mi accontenterei, anzi pretenderei, un arbitraggio per cui, se devo uscire, esco con le mie forze: stasera l'ultima cosa che voglio è commentare un'eliminazione rammaricandomi per dei torti arbitrali. Mi accontento di non essere penalizzato, sarebbe già tanto per la Roma. Su Dybala la questione è capire se parte dall'inizio oppure no. Penso che un pezzo di partita la farà, ma non sono sicuro che parta dall'inizio, bisogna capire come sta. Poi diventa anche una questione tattica: se tu sai che ha circa un'ora, conviene metterlo dal primo minuto per cercare di sbloccare la partita e poi assestarsi, oppure conviene giocartelo verso il 60' e tenertelo per il rush finale? Non è facile prendere una decisione del genere. Non vorrei essere nei panni di De Rossi. La Roma e le tre del nord contro Casini? Mi sembra un gran bel casino. È una presa di posizione abbastanza anti-lotitiana. Io non la vedo come un'alleanza della Roma con le squadre del nord, voglio sperare che la società sia concentrata sul suo interesse personale specifico, perché la panzana che ci raccontano da anni che bisogna lavorare per il bene comune del calcio italiano è una stupidaggine, perché ognuno pensa agli affari suoi. Mi auguro che la posizione della Roma sia la migliore per i benefici che può trarne. La Roma non si deve fare illusioni di un'asse con le squadre del nord perché le alleanze con certe squadre del nord si fanno sempre in posizioni subalterne".