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La rete - un caso di pedofilia internazionale

Lo speciale sulla pedofilia andato in onda questa mattina a Te la do io Tokyo

(20/02/2009)

Questa mattina, durante la trasmissione Te la do io Tokyo, condotta da Mario Corsi, è andato in onda uno speciale sulla pedofilia a cura di Giuseppe Lomonaco ed Adriano Valentini. Per chi non l'avesse ascoltato può scaricarlo integralmente dalla sezione Downloads - categoria Radio: il file è inchiesta-20-02-09.zip


MARIA PIA MAOLONI (madre delle due bambine)

Come si è accorta delle anomalie di sua figlia?
“La mia primogenita ha cominciato ad ammalarsi quando aveva tre anni e mezzo. Faceva incubi, era anemica e non mangiava più. Quando ha cominciato a fare certi disegni ho capito. C’era qualcosa che non andava. La piccola descriveva il nonno paterno che la invitava in camera e faceva dei giochi strani. Gli stessi si ripetevano col padre. Entrambi intimavano alla bambina di non dire
nulla alla madre.”

Cos’ha fatto a quel punto?
“Ho portato la mia bambina all’ospedale, dal pediatra di turno. Lei ha raccontato al dottore quello che le faceva il padre. La piccola è stata sottoposta ad un’altra perizia di un medico generico, nel luglio del 2006.”

Cosa hanno fatto le istituzioni belghe?
“Non voglio dire che le istituzioni in Belgio siano negligenti, ma nel mio caso hanno girato tutto contro di me. Mi hanno detto che ero stata io a provocare danni fisici e psicologici sulle bambine. Io stessa sono stata sottoposta a perizie mediche in Italia ed in Belgio. Tutti, all’unanimità, hanno certificato che sono una persona sana, equilibrata e normale. Dopo cinque anni di calvario
ho capito che mi trovavo di fronte ad un caso di protezione dei pedofili. Non si trattava solo di incesto familiare, ma di una vera e propria rete pedo-pornografica. Si volevano proteggere altre persone che erano coinvolte nel giro e non dovevano essere identificate.”

Ha le prove di questo?
“Sì. Il Direttore del servizio di protezione giudiziaria a Mons mi ha consigliato di cambiare atteggiamento, di finire la guerra e non tormentare più il padre delle bambine. Se continuerò a fare baccano su questa storia saranno interrotti i contatti con le piccole. Mi ha detto questo."



TESTIMONIANZA DELLA SIGNORA CAPRIOTTI, UNA MAESTRA DELLA FIGLIA DELLA SIGNORA
MAOLONI

“Ho incontrato la bambina quando era ospite della casa famiglia. All'inizio era sconvolta. Era stata allontanata dalla madre, non conosceva la lingua, era disorientata. Mentre facevamo attività di recupero mi raccontava episodi vissuti col nonno e col padre. Fatti di pedofilia. Ne parlava e si stringeva a me, piangeva. E' stata un'esperienza sconvolgente."

La tesi difensiva del padre e del nonno va contro la madre..
"La bambina era molto legata alla mamma. Mi diceva che le raccontava quello che le succedeva. La cercava continuamente. Il rapporto col padre, invece, era ambiguo. Il nonno non le stava simpatico."

ROBERTO ANTONINI, il nonno della bambina. L'unica persona sotto processo al Tribunale di Fermo per il caso Maoloni. Senza la firma dell'allora Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, non si è potuto procedere contro il padre.

Stiamo facendo un’inchiesta sulle sue nipoti. Come stanno?
“Le bambine vanno a scuola tutti i giorni. Stanno veramente bene, contrariamente a quello che dice la madre."

Ma le violenze sono certificate da perizie...
"Le perizie sono state commissionate dalla madre a medici e psichiatri che conosce bene, amici suoi. La donna ha fatto tutto per andare contro il padre delle bimbe. Voleva che le piccole stessero sempre con lei. Mio figlio non poteva uscire da solo con loro. La madre obbligava la primogenita a dire che il padre le metteva le mani addosso."

Esiste una testimone, Myriam Lutringer. Lei avrebbe visto sua nipote, lei e suo figlio partecipare a degli incontri organizzati da una rete di pedofili internazionale..
"Myriam? Lei è legata ad un’associazione francese che ascolta le madri e poi trova persone per rendere i loro racconti attendibili. Si tratta di una struttura illegale e perseguita dalla giustizia francese. La donna è drogata e si prostituisce dall’età di sedici anni. E’ pagata da questa associazione.”
I servizi sociali belgi hanno ostacolato i contatti con la madre...
"I servizi sociali belgi avevano permesso un contatto telefonico tra le bambine e la madre, ma lei ha detto che le piccole erano state rapite ed avevano subito violenza dal padre. A quel punto le hanno impedito qualsiasi contatto telefonico."

MYRIAM LUTRINGER - Una donna vittima di abusi sin da bambina che, crescendo è diventata a sua volta abusante. Testimone al processo sul caso Maoloni.

Myriam, ci racconta la sua storia?
“Sono stata adottata a cinque anni ed ho cominciato a vivere questi orrori all’età di sette. Ho subito abusi da entrambi i genitori adottivi, madre e padre. All’inizio erano approcci delicati, poi sempre più terribili. Fino a quando da vittima sono diventata anche io abusante. E’ stato un percorso di
pressioni psicologiche il mio. Ti fanno pensare che si tratti di una situazione normale. Ad un certo punto ho visto che mio fratello stava vivendo la stessa tragedia. Non era possibile. Mi sono rivolta ad un’associazione internazionale riconosciuta, con sede a Parigi.”

Come è ramificata e strutturata questa loggia di pedofili?
“Si tratta di un’organizzazione internazionale con una gerarchia molto netta. Ha una forma piramidale. A capo di tutto c’è un direttore che comanda e detta gli ordini dall'alto. Poi ci sono i responsabili nazionali che, a loro volta, fanno filtrare le direttive nei vari paesi. La comunicazione viaggia su internet, con dei codici ben precisi.”

Myriam, lei è test nel processo sul caso Maoloni. Ha dichiarato di avere incontrato le bambine e gli Antonini, padre e figlio. E’ vero?
“Si, lo confermo e non cambio di una virgola le mie dichiarazioni."

In quale contesto lei ha visto le bambine ed i signori Antonini?
“Li ho incontrati sì, ma ho visto solo la primogenita della signora Maoloni. L’ho incrociata in quelle che loro chiamano... cerimonie sessuali. Gli incontri hanno luogo in Belgio, Francia, Italia e Germania. In questi contesti i bambini subiscono abusi da persone in vista, con un certo potere.”

Chi frequenta questi incontri?
“Non sono operai. Sono persone benestanti, politici, gente con potere e denaro. Per questo la giustizia non va avanti. Perché esistono coperture importanti a questa rete.”

I tuoi genitori adottivi chi erano?
“I miei genitori erano benestanti.”

Come si organizzano questi incontri?
“Il capo dell’organizzazione chiama i sottoposti a livello nazionale. Loro portano anche i bambini. Le comunicazioni avvengono su internet, con dei codici ben precisi.”

Chi sono i bambini vittima della rete?
“La maggior parte dei bambini che spariscono sono minori abusati da questa rete di pedofili internazionali. Ci sono persone pagate per rapire i bimbi. Le vittime sono scelte in base a criteri precisi, come il colore dei capelli e degli occhi.”

Si entra a far parte di questo circolo solo per soldi?
“No, per piacere e denaro insieme”.

Come avvengono questi incontri?
“Esistono delle vere e proprie cerimonie, come quella dell’abito da sposa. Si basano su rituali precisi. Non sono solo i bambini ad indossare dei costumi, anche gli adulti lo fanno.”

A quanti incontri di questo tipo ha partecipato e dove?
“Quante volte ho partecipato non lo saprei dire. Troppe volte. Sono stata ad incontri in Italia, Belgio, Francia, Lussemburgo e Germania."

In Italia dove?
"Nelle zone di Roma e Pisa, in città e località vicine.”

Perché non si parla mai di reti di pedofilia?
“Adesso non ci si occupa della pedofilia perché ci sono troppe implicazioni politiche e conseguenti coperture. E’ essenziale capire che questo fenomeno rappresenta un’emergenza grave. Sono a rischio tutti i bambini."

Lei sta scrivendo un libro, vero?
“Sì, ma nessuno si vuole assumere il rischio di pubblicare il mio libro.

Il motivo?
"Lo stesso per il quale la giustizia belga fa finta che il problema non esista."

Lei hai testimoniato dichiarando di aver visto la primogenita della signora Maoloni partecipare a questi appuntamenti, ma la giustizia belga non la ascolta..
“Nessuno mi ha mai chiamato in Belgio per ascoltare la mia testimonianza.”

Quando l'altra volta è venuta in Italia ha perso il computer che le è stato ridato senza disco fisso. Cosa c'era dentro?
“C’era il dossier penale, con le mie prove.”

Ha ricevuto minacce?
“Sì, ho ricevuto minacce e la mia auto è stata oggetto di atti vandalici. Mi hanno manomesso i freni.”

Ha ricevuto anche una telefonata da Rocco Antonini, il padre delle bambine?
“Si, sono stata minacciata al telefono da Rocco. Lui mi ha detto che mi avrebbe ucciso.”

Ha paura e cosa vuole fare ancora?
“Sì, ho una paura quotidiana per me e per le persone che amo. E' una battaglia. Rivivo l’orrore di quelle violenze giorno dopo giorno. Non mi voglio fermare, però. Per aiutare i bambini che sono vittima di questo dramma."

Uno dei mariti delle indagate nel caso di Rignano Flaminio ha detto che non esiste una
rete internazionale di pedofili, che sono solo storie…
“Quando si vuole uccidere il proprio cane, si dice che ha la rabbia…”



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