Claudio Ranieri, allenatore della Roma, ha parlato a Sky Sport al termine della sfida contro l'Inter.
Si poteva fare qualcosa in più? "Eravamo venuti qui per vincere, potevamo capitalizzare di più, contrattaccare meglio nel secondo tempo dove siamo stati troppo schiacciati nella nostra metà campo. Però venire qui a San Siro, prendere un punto e cercare di vincerla ci può stare".
Nel secondo tempo è mancato l'atteggiamento? "L'Inter negli ultimi 15 minuti è una delle squadre che ha fatto più gol, sapevamo che il secondo tempo sarebbe stata più dura e abbiamo risposto per quello che potevamo. Non so se è un calo fisico, parlerò con i ragazzi".
L'atteggiamento dei difensori e il gol dell'Inter nel secondo tempo: "Ne avevamo parlato, Vecino è uno che si inserisce senza palla e avrebbe dovuto seguirlo un centrocampista. Cristante doveva entrare dentro e seguire Vecino, ne avevamo parlato alla fine del primo tempo e purtroppo è capitato".
La Roma gioca da squadra: "E' un complimento che mi fa piacere perché ai calciatori chiedo di essere squadra e di essere compatti. Poi, se abbiamo forza, di tirare fuori le nostre qualità che non sono poche. Sugli esterni abbiamo gente molto brava, ho dovuto cambiare dopo 20 minuti perché giocavo con Pellegrini dietro Dzeko ma loro trovavano sempre l'opportunità di farci male tra le linee e ho preferito giocare col 4-3-3".
Gli esterni dovevano rimanere cosi bassi? "Volevamo una via di mezzo... (ride). A me piacerebbe fare tante cose ma quella più giusta è fare quello che i ragazzi possono fare in questo momento".
Qual è la differenza tra il calcio italiano e quello inglese? "La pressione psicologica blocca i nostri calciatori e i nostri allenatori. Lì di tattica ce ne è di meno, di allenamenti ce ne sono meno ma quando vanno in campo spingono a 3000 all'ora, non si tirano mai indietro e questa è cultura. Chi va a giocare in Inghilterra si deve adattare, altrimenti è fuori. Il loro segreto è giocare ed allenarsi a 1000 all'ora, poi non hanno pressione. Quando ero al Leicester l'80% dei miei calciatori non abitava a Leicester e tutti i giorni percorrevano tanti chilometri, immaginate in Italia cosa sarebbe successo. Ho fatto costruire io dentro lo stadio la sala mensa. C'è meno stress psicologico e ti pesa di meno tutto. Io non ho cambiato gli allenamenti da qui a lì".