Lorenzo Pellegrini, calciatore dell'AS Roma, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della partita contro il Siviglia.
Come arrivate a questa finale? “Arriviamo a questa finale sicuramente consapevoli perché quando arrivi a giocare una partita così, dopo un percorso che ti ha lasciato qualcosa, sappiamo quanto abbiamo voluto essere qui a Budapest. Utilizzerei quindi le parole consapevoli, concentrati e determinati. Siamo tesi, certo, è normale che sia così perché è una finale e perché abbiamo fatto tanti sacrifici per esserci. E’ giusto avere questo tipo di emozione che può portarti a fare ancora meglio”.
Cosa vi ha detto Mourinho del suo futuro? “Ci siamo parlati in tutta onestà ed è giusto che queste cose restino tra noi. Al momento giusto parlerà lui”.
Cosa vi ha lasciato questo colloquio? “Carichi per la partita di domani”.
L’emozione di essere il primo capitano a giocare due finali consecutive in Europa. Cosa significa l’Europa League? “In realtà c’è sempre qualcosa di più grande e la cosa più grande è quella di non accontentarsi mai. Lo scorso anno abbiamo dato il nostro 100% alla Conference League e vincerla è stata un’emozione incredibile. Quest’anno abbiamo dato il nostro 100% per l’Europa League e desideriamo vincerla. Siamo abituati così, anche grazie al mister che è una persona molto attenta sotto il lato calcistico e sotto il lato umano, ti spinge a tirare fuori il 100% e noi diamo tutto in campo. Siamo qui, siamo grati del percorso che abbiamo fatto perché il cammino è stato difficile e pieno di difficoltà. In campo non sono andati solo calciatori ma anche gli uomini”.
L’emozione di essere il primo capitano a giocare due finali consecutive in Europa. Cosa significa l’Europa League? “In realtà c’è sempre qualcosa di più grande e la cosa più grande è quella di non accontentarsi mai. Lo scorso anno abbiamo dato il nostro 100% alla Conference League e vincerla è stata un’emozione incredibile. Quest’anno abbiamo dato il nostro 100% per l’Europa League e desideriamo vincerla. Siamo abituati così, anche grazie al mister che è una persona molto attenta sotto il lato calcistico e sotto il lato umano, ti spinge a tirare fuori il 100% e noi diamo tutto in campo. Siamo qui, siamo grati del percorso che abbiamo fatto perché il cammino è stato difficile e pieno di difficoltà. In campo non sono andati solo calciatori ma anche gli uomini”.
Le squadre spagnole spesso vincono le finali. Ha un’idea su questo? “Penso perché sono squadre forti, sono abituate a giocare ad un certo livello di intensità. Sarà una partita difficile per noi ma lo sarà anche per loro. Siamo orgogliosi di essere qui, in questo percorso abbiamo trovato il nostro equilibrio”.
Che effetto vi fa quando si dice che la Roma vince mettendo il pullman davanti alla porta? “Ci viene da ridere, questa è la prima risposta. La seconda risposta: saper affrontare una partita a livello tattico non significa dover attaccare come dei pazzi e mettere la squadra nel miglior modo possibile di poterci fare gol. Per me affrontare la partita in una maniera tattica giusta è cercare di limitare la squadra avversaria in quello che più abituata a fare, quindi abbiamo sempre analizzato tutte le altre squadre, abbiamo cercato di capire il modo migliore per arginare i loro punti di forza e ci siamo riusciti visto che siamo in finale mentre chi parla tanto oggi qui non c’è”.
Da agosto 2020, la sconfitta contro il Siviglia in Europa League, ad oggi. Cosa è cambiato? “C’era qualche cambiamento in vista e questo poteva rispecchiarsi anche durante la partita della domenica, però quello che è successo dopo è stato quello di creare un gruppo di persone destinate a tenerci, una cosa che abbiamo voluto: sacrificarsi e fare una corsa in più per il compagno non significa mettere il pullman davanti alla porta ma essere qui oggi, è voler tanto essere qui oggi. Questo è stato uno dei nostri punti di partenza, poi è arrivato il mister che ci ha forgiato con la sua mentalità e unicità”.