Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha rilasciato un’intervista al quotidiano Corriere dello Sport.
«La posizione dominante di Uefa e Fifa, che oggi l’Europa censura, è servita a elargire bonus in cambio di consenso. Chi ha governato fin qui da monopolista non ha compreso che il calcio è un’impresa e ha bisogno di fatturati crescenti. Se io investo centinaia di milioni per partecipare a un circo che distribuisce noccioline, non fa utili e mi costringe a giocare sempre di più per tenere in piedi un carrozzone improduttivo, il gioco non vale la candela».
La candela adesso si è spenta. Lei ci soffiava sopra dal 2013 quando fu tra i primi ad attaccare il monopolio. Poi però non prese parte al blitz della Superlega. Perché? «Non mi convinceva, lo dissi ad Andrea Agnelli. Mancava un avvicendamento di merito connesso al valore delle singole squadre».
Oggi sono venuti sulle sue posizioni. L’ad ha rilanciato l’idea di un campionato europeo aperto alla competizione. Eppure le prime reazioni sono tiepidine. Gli inglesi si sfilano, e anche in Italia sono più i “no che i “sì”. «Ma in Italia chi sono i veri imprenditori del calcio? RedBird sta in America. L’Inter non si sa di chi sia. Chi parla a suo nome fa i conti dei bilanci che…».
Si sfila anche la Roma, però. «Vorrei avere il piacere di vedere in Lega Dan Friedkin e suo figlio qualche volta. Li ho incontrati a Los Angeles per parlare di cinema, ma qui non vengono. E nessuno si ribella all’idea balzana di una Supercoppa che neanche gli arabi vorrebbero».