Antonio Felici di France Football è intervenuto a Te la do io Tokyo, la trasmissione ideata e condotta da Mario Corsi, in onda sui 92.7 di Tele Radio Stereo.
"Ghisolfi? Parliamo di un giovane, ha 39 anni, che ha maturato questa esperienza in Francia soprattutto reclutando giovani, quelli in rampa di lancio. La proprietà INEOS non se l'è portato al Manchester United, perché quando devi costruire una grande squadra ti serve qualcuno abituato a lavorare a livelli più alti. Se la Roma cerca un profilo del genere già ti fa capire quello che può essere il modo di lavorare e quali saranno le capacità di investimento nel prossimo futuro. Secondo me bisognerebbe andare a prendere come direttore sportivo uno di quei vecchi marpioni soprattutto incardinati nel campionato italiano, gente come Sartori. Rispetto a Pinto almeno Ghisolfi fa il mestiere di direttore sportivo, lo fa da qualche anno, e questo è un Pasolini avanti. Ricordiamoci che con Pinto eravamo andati a prendere uno che non aveva mai fatto il direttore sportivo e il mercato. E questo è buono. La cosa che mi auguro è che lui possa lavorare a stretto contatto con De Rossi e che i due possano avere le stesse idee, perché con Pinto noi abbiamo visto un direttore sportivo che andava da una parte e Mourinho che andava dal un'altra. Questo è l'ennesimo direttore sportivo selezionato con l'algoritmo e questa è una cosa che a me non piace perché se vuoi arrivare in tempi relativamente brevi alla costruzione di una squadra di un certo livello, devi andare a prendere il meglio che c'è sul mercato, quelli che sanno il fatto loro, non chi si deve fare ancora le ossa. L'attacco alla Souloukou è una questione politica. Finché la Roma rimane appecoronata e dice sì a tutto 'ma quanto è brava Lina, ma quanto è forte Lina, ma quante lingue conosce Lina, ma che grande manager è Lina'; appena la Roma tira fuori la testa dal sacco, 'ma quanto è scarsa Lina, ma quanto disturba Lina, ha dato fastidio di qua, ha dato fastidio di là'. I meccanismi sono sempre gli stessi: le alleanze con i club del nord non si fanno, perché se si fanno le si fanno in una posizione da zerbino. Finché resti zerbino, vai bene, appena apri bocca, ti arrivano gli schiaffi, che chiaramente sono tutti su commissione. I Friedkin sono davanti a una svolta, cioè o rilanciano sul serio, perché non si possono accettare quattro anni di gestione con sesti e settimi posti, oppure passano la mano. Io però ho una paura, cioè che i Friedkin sceglieranno la terza via, ovvero quella del tirare a campare. Questa questa è la mia paura più grande e non ho neanche tutta questa fiducia su un'eventuale rocambolesca qualificazione in Champions, perché io ho l'impressione che pure se la Roma dovesse andare in Champions, una parte degli introiti di andrebbero a far rifiatare il bilancio. Io non ce la vedo una squadra che incassa 60-70 milioni dalla Champions e li mette pari pari sul mercato, sinceramente non ci credo. Per cui mi dispiace però la mia è la percezione pessimistica in questo momento".