Claudio Amendola ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera, in occasione dell'uscita del suo libro "Ma non dovevate anda' a Londra". L'attore ha toccato vari argomenti, tra cui la passione per il calcio e la Roma, parlando anche dell'esonero di Daniele De Rossi. Ecco alcuni passaggi dell'intervista.
Il calcio, altra sua passione.
"Mi piaceva il calcio come sfottò e goliardia, negli Anni 80 allo stadio si andava con le damigiane di vino e le teglie di pasta, oggi non mi diverte più, a volte mi imbarazza vedere ragazzi così giovani che accedono subito a una ricchezza eccessiva. Nel '90 feci Ultrà, divenne iconico ma mi creò vari problemi con la curva, fino allora avevo un legame forte col tifo organizzato. Fui attaccato dai romanisti".
Cosa pensa del licenziamento di De Rossi?
"E' la chiusura del cerchio per cui detesto il calcio di oggi. I padroni sono stranieri che ti comprano come una rosetta e ti fanno diventare un filone di pane, senza metterci gli ingredienti giusti. Sono disinnamorato, non della Roma ma del calcio, che appartiene alle piattaforme. Oggi del Manchester City contano più i tifosi che ha in Asia di quelli inglesi".