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(17/01/2025) A.S. Roma

Pellegrini: Su Mourinho e De Rossi voci ridicole e invenzioni. Mi fido ciecamente di Ranieri. Addio? Pensiero che evito

Lorenzo Pellegrini ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport. Il capitano della Roma ha trattato diversi argomenti, da De Rossi a Mourinho fino a Ranieri, i fischi dell'Olimpico per lui e il possibile addio, con il contratto in scadenza 2026

Lorenzo, sai che giorno è oggi?
“Compie gli anni un mio caro amico, ne fa trentadue”.
 
Auguri all’amico... Dai, che lo sai.
"Mica sono scemo. Lo so, sì. Era il nostro giorno libero, il sedici gennaio di un anno fa, e mandarono via Mourinho. Fu uno shock, perché nessuno se lo immaginava. Per noi non fu un bel momento".
 
Immagina per Mourinho! In precedenza la squadra si era peraltro opposta all’esonero.
"A fine novembre. Leggemmo che lo volevano cacciare, andammo da Tiago Pinto per chiedere se fosse vero e gli spiegammo che non c’era bisogno di mandarlo via. Volevamo continuare con lui".
 
E Pinto?
"Rispose che era un invenzione dei giornali".
 
Trecentotré partite con la Roma e tra un paio di giorni la tua fascia di capitano compie quattro anni.
"Arrivò dopo la sconfitta con lo Spezia, 4-2 in coppa Italia, la partita dei sei cambi, l’irregolarità. Finimmo in nove contro undici. Ci fu una discussione e Dzeko, che era il capitano, pagò con la fascia. Edin sa bene come andò, io stesso provai a spiegare alla società che la decisione era sbagliata".
 
È una fascia che pesa?
"Pesa, ma non mi ha cambiato di una virgola, né responsabilizzato maggiormente. Perché la Roma l’ho sempre presa molto seriamente. Ormai sono all’ottavo anno, ma mi alleno a Trigoria, che è casa, da quando di anni ne avevo nove. Ai compagni ho sempre cercato di far capire cosa significasse giocare nella Roma, che non è una squadra qualsiasi".
 
Sei riuscito a sapere cosa aveva spinto l’Olimpico a fischiarti ripetutamente?
"I risultati hanno peggiorato il clima in generale. E poi una montagna di stupidaggini, bugie messe in giro per fornire alla gente uno o più colpevoli. Ma colpevoli di cosa? Solo dei risultati".
 
Girarono voci sul tuo coinvolgimento negli esoneri di Mourinho e De Rossi.
"Con José ho vissuto gli anni più belli della mia carriera. Subito dopo l’esonero altre voci ridicole, ci sentimmo al telefono perché desideravo chiarire la mia posizione e lui ha capito. Mou è trascinante, ti folgora. Noi ci dicevamo che se prima di ogni gara ci avesse chiesto di sbattere la testa contro un albero l’avremmo fatto tutti... Anche quella del tradimento a Daniele è pura fantascienza, invenzioni di chi non ha idea del rapporto che avevo e conservo con lui. Spesso la verità non interessa, è d’intralcio".
 
Non fosti peraltro convocato dalla società, il giorno prima del suo licenziamento.
"È così, i compagni presenti vennero subito a riferirci quello che era stato detto. Naturalmente chiesi subito ai dirigenti il motivo della mancata chiamata, risposero che tanto sapevano benissimo come la pensavo, che ero totalmente dalla parte di Daniele".
 
Ascoltarono i tuoi compagni e non il capitano, una decisione singolare.
"Due volte assurda. Perché io non sono mai scappato, mi sono sempre preso le mie responsabilità".
 
Il pubblico ti considerava uno dei traditori e scattò la fischiata. Perché non reagisti, spiegando la verità dei fatti?
"L’ho fatto prima dell’Elfsborg".
 
In colpevole ritardo.
"Hai ragione, ho sbagliato, avrei dovuto raccontare prima ai tifosi quello che era effettivamente successo".
 
Hai pensato che questo poterebbe essere l’ultimo anno alla Roma? Il contratto scade nel 2026 e la società non sembra intenzionata a rinnovarlo. Non alle stesse condizioni.
"È un pensiero che evito. Lascio che sia il campo a decidere. Io sono molto fatalista e cerco sempre di essere positivo. Ti assicuro che finché avrò la possibilità di indossare la maglia della mia Roma lo farò dando tutto me stesso, anzi di più, come ho sempre fatto. Per me è importante riuscire a guardarsi allo specchio ed essere felice dell’uomo prim’ancora che del calciatore. Non ho bisogno di dichiarare l’amore per la Roma, è così evidente".
 
Non stai attraversando un momento particolarmente brillante, come condizione generale.
"Ma mi sto allenando bene. Quando entro in campo vorrei spaccare il mondo per la Roma, a volte mi rendo conto di non riuscire a dare tutto quello che vorrei".
 
Hai accettato le panchine imposte da Ranieri senza fare un plissé. Ricordo che dopo le prime dicesti: "Il mister mi sta gestendo così e io mi fido di lui. È ovvio che non vedo l’ora di giocare".
"Mi fido ciecamente, con Ranieri la strada è pulita, ha spazzato via tutte le ombre".
 
Lorenzo, pensi di avere il carattere del capitano?
"Non sono un tipo particolarmente estroverso, non prendo i compagni a urlacci in campo, ma so cosa si deve fare per dare una mano alla squadra".
 
Sei mai stato geloso della popolarità di Dybala?
"Mai. Paulo è un giocatore che stimo tantissimo, ed è il primo a saperlo. Come lui ce n’è uno su dieci milioni. Se sta bene, le partite le può decidere da solo".
 
Si diceva che fino a poco tempo fa lo spogliatoio fosse governato dalla banda dei quattro.
"Io sono sempre stato molto disponibile con tutti. Ripeto, sempre. Quella di rincorrere le voci è una specialità che non pratico, le voci semmai le subisco".
 
Sai quali erano gli altri tre?
"Lo immagino: Spina, Bryan e Mancio. Anche i fischi a Bryan li ho trovati fuori luogo, ingiusti. Io non lascio un compagno in mare aperto, con la tempesta".
 
Sui tuoi occhi è tornata la luce del pre-derby?
"Quel gol è stato come un’esplosione".

Da quanto non senti i Friedkin?
"Ho ricevuto un messaggio di Ryan dopo il derby, al derby tengono tanto".

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