Qualcuno aveva definito James Pallotta un grande presidente, tessendone le lodi tra carta stampata, radio e tv. La storia poi ha detto altro: nessun trofeo e un rosso di bilancio da far accapponare la pelle. E ora anche altro. Come scrive La Gazzetta dello Sport, sul tavolo di Giuseppe Chinè, capo della Procura della FIGC, c'è un fascicolo sulle plusvalenze della Roma. Dopo il rinvio a giudizio dello stesso Pallotta e di altri ex dirigenti giallorossi come Gandini, Fienga, Baldissoni, Malknecht e Francia.
Per la giustizia ordinaria, l'accusa verso Pallotta e gli altri ex dirigenti è di falso in bilancio e violazione del testo unico dell'intermediazione finanziaria per operazioni fatte tra il 2018 e il 2020, con implicazioni sui bilanci dal 2018 al 2022. Diverso il discorso per quanto riguarda la giustizia sportiva. La Roma non è stata giudicata per le plusvalenze e quindi si partirebbe da zero. Per questo Chiné sta studiando le carte. Per l'accusa, la Roma avrebbe contabilizzato per 60 milioni, che invece sarebbero dovuti essere 39 milioni. Per dimostrare il dolo sono necessarie prove certe di intenzionalità di gonfiare le valutazioni e il bilancio. La chiusura delle indagini è prevista intorno alla fine di aprile.