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(25/06/2025) A.S. Roma

Foti: Da Mourinho ho imparato l'importanza di creare una mentalità vincente. Dopo Budapest sono rimasto 20 giorni chiuso in casa

Salvatore Foti, vice di José Mourinho prima alla Roma e poi al Fenerbahce, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport. Il tecnico, che ora è pronto a fare il salto da allenatore a tutti gli effetti, ha parlato dell'esperienza accanto allo Special One

La telefonata di Mourinho
"Mourinho mi ha telefonato il giorno di Natale del 2021. Per me era come Santa Claus. "Vuoi seguirmi?", mi ha chiesto. Io ho accettato, ma gli ho detto: "Non posso fermarmi a pensare a cosa tu rappresenti, sennò non farei bene il mio lavoro". L'ha apprezzato. Infatti gli ho sempre detto quando non ero d'accordo con lui".
 
Dicono che lei sia una sorta di amuleto: quando Mourinho è squalificato, non perde quasi mai. Qualcuno a Roma scrisse che era diventato famoso tanto quanto lui.
"José è un personaggio planetario ed essere il tuo vice ti rende forse il vice più noto del mondo, questo è vero. Ma provate a fare una passeggiata con lui a Villa Borghese o a Piazza di Spagna: vi renderete conto del significato della parola celebrità".
 
Lei però ha conquistato la sua fiducia. Come ci è riuscito?
"Ho umanizzato un mito che prima ammiravo solo dalla tv".
 
Dieci anni da vice sono tanti. Vuole specializzarsi "alla Tassotti"?
"In realtà mi piacerebbe iniziare a camminare da solo. A Mourinho ne ho già parlato. In dieci anni ho preparato quasi 400 partite con due tecnici strepitosi, la gavetta è stata abbondante".
 
Cosa ha imparato di più da Mourinho?
"L'importanza di creare una mentalità collettiva vincente. Unire le persone in un'idea non solo di campo è la cosa più difficile. Noi a Roma ci siamo riusciti e qualcuno l'ha pure minimizzato. Ricordo solo le due finali europee in due anni: una vinta e l'altra...beh sappiamo tutti cosa ci hanno fatto".
 
Qualcosa si è rotto dopo Budapest.
"Io per 20 giorni sono rimasto chiuso in casa, rivedevo nel sonno le situazioni di gioco e mi svegliavo come negli incubi. Siamo ripartiti con il fardello del fair play finanziario. Poi la squadra ha ripreso a giocare e a ottenere risultati. In un momento di difficoltà, con 6-7 partite e 14 giocatori a disposizione, ci hanno mandato via. A dicembre eravamo quarti. Non ho mai visto una cosa del genere. Non so quale fosse il rapporto del mister con la proprietà, di sicuro era diventato un parafulmine".
 
Lei è anche passato come quello che faceva polemica al posto suo.
"Ci dicevano che eravamo indisciplinati, ma guardate cosa fanno gli altri. La verità è che Mou è esposto e invidiato. Alcuni gesti non li rifarei, ma qualcosa alla squadra devi trasmettere: la partita la gioca anche chi sta in panchina".
 
Da ex attaccante, tra quelli che ha allenato riuscirebbe a tirar fuori un profilo ideale?
"Prendo il sinistro, la fantasia e il dribbling di Dybala e il destro, l'altruismo e la visione di gioco di Dzeko. Poi ci metto i numeri di Lukaku e l'esempio nel lavoro quotidiano di Tadic".
 
Dicono che Paulo non sia adatto al gioco di Gasperini.
"L'unica preoccupazione di tutti gli allenatori deve essere la salute di Dybala. Se discutiamo il talento di un campione in base all'idea di un allenatore, sbagliamo".
 

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