Walter Sabatini ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport, in cui si è concentrato in particolare sulla figura di Luis Enrique, che dopo aver vinto il Triplete con il PSG ora è anche in finale al Mondiale per Club. L'ex direttore sportivo della Roma ha parlato dell'esperienza in giallorosso dell'allenatore spagnolo. Va però ricordato che all'epoca Luis Enrique era alle prime armi e che la rosa non era minimamente paragonabile a quella della squadra francese o del Barcellona, con cui ha vinto tutto.
Sabatini, si ricorda di un certo Luis Enrique?
"Certo, ho affetto e stima profonda sia per l'uomo sia per l'allenatore. Me lo segnalò Dario Canovi, che era in contatto con il suo agente. Poi mandai Ricky Massara e Pasquale Sensibile a vedere un paio di partite del Barcellona B. E tornarono estasiati dal suo modo di giocare".
Quanto è diverso oggi dall'allenatore visto a Roma?
"È cresciuto e invecchiato. Ma soprattutto è passato da una tragedia immensa come la scomparsa di Xenia, la figlia. Ma Luis ha saputo reagire in modo superbo, con una dignità eccezionale: non vuole essere compianto, consolato. È come se avesse un patto segreto e intimo con la figlia, quasi come se si parlassero. È una questione di fede e credo che ogni sua vittoria o esultanza sia dedicata alla bambina".
Ma perché Luis Enrique a Roma non funzionò?
"Semplice, l'ambiente non lo ha trattato decorosamente, c'è chi lo chiamava addirittura Stanlio. E lui di tutto ciò rimase dispiaciuto. Io, Baldini e Pallotta lo abbiamo supplicato di restare, ma non ne ha voluto sapere. Il Psg ha rinunciato alla propria strategia di acquisire giocatori, puntando tutto sui giovani. Ecco, se a Roma avesse trovato la stessa fiducia che ha trovato a Parigi allora sarebbe stato diverso".
Anche perché pure quella Roma era costruita sui giovani di livello...
"Sì, ma ci sarebbe voluto un indirizzo comune e forse qualche errore l'abbiamo commesso anche noi con lui. Ma Luis era l'idolo dei giocatori, tranne due o tre. De Rossi era affascinato, veniva spesso nel mio ufficio per dirmi che gli sembrava la prima volta che giocava al calcio visto che Lucho chiedeva ai giocatori cose a loro sconosciute".
Per come lo conosce lei, Luis Enrique come conquista i suoi giocatori?
"Perché è un grande lavoratore ed è equo, con lui non esistono favoritismi. È un allenatore "giusto" e di questo i giocatori se ne accorgono. Con noi il suo criterio di giudizio non si spostava mai: quello che era per lotti valeva anche per Bertolacci".
I problemi a Roma nacquero tutti dalla famosa eliminazione con lo Slovan Bratislava, ad agosto, nel playoff di Europa League. Si ricorda il video virale su Verre?
"Certo, ma poi Verre è stato calciatore. A volte lo faceva giocare anche al posto di Totti e questo ci fa capire di che allenatore stiamo parlando".