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La Gazzetta dello Sport

(22/01/2018)

Alisson para l’Inter. Vecino riprende la Roma ma un punto per uno non fa bene a nessuno

Con molto cuore e con un minimo di testa l’Inter sopravvive alla Roma e resta aggrappata al terzo-quarto posto, in tandem con la Lazio. Incombono però i recuperi di mercoledì sera, Lazio-Udinese e Samp-Roma, per cui presto la classifica sarà soggetta a modifiche. È stata una partita piena di contraddizioni. L’Inter ha regalato alla Roma il primo tempo e la Roma si è sdebitata verso la fine, con venti agghiaccianti minuti conclusivi. Gli allenatori hanno avuto colpe e meriti in uguale misura. La Roma ha chiuso con un unico misero tiro nello specchio della porta, il che non rende giustizia al dominio tattico giallorosso del primo squarcio di gara. L’Inter recrimina per un palo colpito da Icardi e maledice la bravura di Alisson, ma nella prima frazione è stata mediocre e a conti fatti resta prigioniera di un andamento lento: tra Serie A e Coppa Italia ottava partita senza vittoria, incluso il match col Pordenone risolto ai rigori. Gli ultimi tre punti in campionato risalgono al 3 dicembre, giorno del successo contro il Chievo sempre al Meazza.
 
PRIMO TEMPO – Ciò che in autunno pensavamo fosse solidità oggi a tratti sembra pesantezza. L’Inter del primo tempo è stata macchinosa, fissa in velocità da crociera sulla corsia di mezzo ed esposta a ogni genere di sorpassi. Soltanto Cancelo mostrava passo agile, mentre Perisic pareva sempre più disperso nel suo personale labirinto. Spalletti ci ha messo del suo con un velato mutamento di sistema che ha provocato danni. L’Inter si disposta con un falso 4-2-3-1. Di fatto si è dislocata 4-3-3 con Borja Valero interno di sinistra, la quale cosa ha provocato l’obbrobrio di Gagliardini al centro del gioco. Vero che ogni tanto lo spagnolo si abbassava davanti alla difesa per ricevere palla da regista, ma nelle situazioni più difficili, con la Roma mordente, era Gagliardini a ritrovarsi nel mezzo. L’ex atalantino non ne ha imbroccata mezza, né al passaggio né in interdizione. Era sempre fuori tempo e fuori giri. Spalletti stava per sostituirlo a cinque minuti dall’intervallo, poi ha avuto pietà – San Siro avrebbe massacrato di fischi il giovane centrocampista – e ha effettuato il cambio durante la pausa. La Roma per mezz’ora è stata bella nell’atteggiamento, ha esercitato una pressione alta che ha inibito i nerazzurri nel palleggio dal basso e li ha scaraventati in un vicolo cieco: se l’Inter cercava di uscire palla al piede, rischiava intercetti pericolosi; se lanciava, su quei palloni lunghi spesso prevaleva la difesa romanista. Non di meno gli «spallettiani» hanno creato un paio di occasioni, ma Perisic e Borja le hanno sciupate. Il gol romanista è stato imbarazzante, se lo si guarda dalla prospettiva di chi lo ha preso: rilancio di Alisson, assist al contrario di Santon per El Shaarawy e semi-pallonetto del Faraone faccia a faccia con Handanovic. Non si può pigliare gol sul rinvio del portiere avversario, non in Serie A.
 
SECONDO TEMPO – L’innesto di Brozovic ha tolto l’Inter dall’equivoco di Gagliardini «play». Borja Valero ha smesso di vagare in territori non suoi, sul centro-sinistra, e si è insediato in regia davanti alla difesa. A sostenerlo la corsa del cavallo pazzo croato e di Vecino. La partita però nei primi venti minuti è rimasta congelata, la Roma era in controllo. Finché Spalletti, a furia di cambi, non si è creato il pertugio giusto. In realtà è stato Di Francesco ad abboccare all’esca del collega. Quando Spalletti ha inserito Eder per Candreva, nel giro di cinque minuti Di Francesco ha risposto con Juan Jesus per El Shaarawy, sostituzione per cui la Roma è passata alla difesa a tre-cinque. L’Inter fin lì aveva faticato ad «alzarsi» perché gli avversari facevano densità a centrocampo, lontano dalla propria porta. Non appena è entrato l’ex Juan Jesus, e la squadra giallorossa si è messa a cinque dietro, l’Inter ha guadagnato 20 metri di campo e la Roma si è scoperta assediata. Di Francesco si è giustificato con la panchina corta, ma insomma, a noi la spiegazione pare fragile. Siamo abbastanza convinti che se l’allenatore non avesse toccato l’assetto, l’Inter non avrebbe creato tante opportunità e forse il gol di Vecino non sarebbe arrivato. Inter e Roma hanno pareggiato e la sensazione è che a San Siro abbia vinto la Lazio, oggi come oggi più forte delle due rivali nella corsa alla qualificazione in Champions League.

S. Vernazza


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