Scossa Champions. La Roma con DiFra

Il paradosso è che la Champions League arrivi come una liberazione, nonostante il coefficiente di difficoltà della trasferta a Madrid e i problemi evidenti della Roma di fine estate. Proprio in Europa lo scorso anno Di Francesco ha costruito le proprie fortune, ancora prima di raggiugnere lo storico traguardo delle semifinali, annichilendo il Chelsea di Conte ed eliminando l'Atletico Madrid di Simeone.

 

CARATTERISTICHE. Questione di stile, si è detto. Stile di squadra. La Roma soffre a scardinare le difese chiuse, che in Champions League non esistono perché tutti, anche il Qarabag, gioca a calcio con l'idea di sopraffare l'avversario. Da qui il facile adattamento ai ritmi e alle abitudini internazionali, in contrapposizione ai noiosi balli domestici nei quali la squadra spesso non sapeva andare a tempo. Certo ora Di Francesco ha un gruppo molto rinnovato a disposizione, ha davanti agli occhi diversi giocatori fuori forma e soprattutto ha eguagliato la peggiore partenza dell'era americana, con 5 punti nelle prime 4 partite. Non è un buon precedente ricordando come finì sette anni fa: Luis Enrique arrivò settimo, fuori anche dall'Europa League, e stracciò un contratto firmato pur di eliminare lo stress romanista. Non solo. L'altro numero preoccupante è il 7: cioè i gol subiti in quattro partite, peggio dell'anno cominciato con Zeman. Ma Di Francesco, che pure ha ammesso di aver sbagliato certe valutazioni strategiche, non è l'unico colpevole del provvisorio flop e ha incassato il sostegno dei dirigenti nella sfida impossibile ai campioni d'Europa. (...)