El Shaarawy fa magie d'azzurro

Libidine. Ricordate il gesto reso famoso da Jerry Calà, il palmo aperto della mano sul mento che scorre verso il basso a testimoniare godimento puro? Ecco, così ha reagito Stephan El Shaarawy dopo aver scavalcato il povero Audero con un pallonetto quasi contro natura: ha calciato praticamente spalle alla porta, a memoria, provando a ricordare dove fosse l'angolo giusto. 

 

ATTESA. Se ne è accorto anche Roberto Mancini, un tizio che con certe giocate aveva dimestichezza: finora non lo ha mai chiamato in Nazionale, nonostante un turnover di 51 calciatori di cui 7 sono esterni offensivi, ma «se continua così lo convocherò sicuramente». Il senso è che contro El Shaarawy non ha nulla. E viceversa. Anzi. I due sono stati molto vicini a lavorare insieme, al Galatasaray, ma il club turco all'epoca non riuscì a trovare un accordo con il Milan. Solo, per ora El Shaarawy a Coverciano non ha ancora messo piede nella nuova gestione. La sua ultima esibizione, suo malgrado, rimane Italia-Svezia 0-0, penultimo risultato... "utile" (ci è costato la qualificazione al mondiale russo) conquistato da Ventura prima del pareggio con dimissioni di domenica scorsa a Verona. 

 

MENTI. Peccato che El Shaarawy, prima di segnare una doppietta alla Sampdoria, aveva già giocato un buon inizio di stagione: in totale, con i suoi 5 gol, è il capocannoniere della Roma in campionato e viaggia a ritmi realizzativi molto più alti rispetto ai concorrenti nel ruolo. A parte Insigne, che è a quota 7 con un po' di minuti in più (850 conto 789), El Shaarawy è l'ala più prolifica del gruppo (...)