Fonseca amaro «Zero coraggio»

A un certo punto hanno inquadrato i Friedkin, padre e figlio. Erano increduli per uno spettacolo improponibile al quale nessuno li aveva ancora abituati: mai, nelle prime 12 partite da padroni, erano usciti da uno stadio senza portare via qualcosa. Al San Paolo, che presto verrà intitolato a Maradona, hanno invece conosciuto il senso del calcio. O forse il non senso, perché alla vigilia molti pensavano che la Roma potesse approfittare delle difficoltà del Napoli, delle sfuriate di Gattuso, delle assenze di Bakayoko e Osimhen. Macché. La realtà ha dimostrato che non c’era partita. Tatticamente, tecnicamente, fisicamente, psicologicamente. Spinto dalla forza dell’amore per il Diez, o magari dalla voglia di rivalsa dopo due sconfitte di fila in casa, il Napoli ha giocato da solo. Tutto il bello della Roma delle ultime settimane è evaporato nella fredda serata di Fuorigrotta. Con la complicazione non banale di due infortuni: la ricaduta di Mancini e il guaio muscolare capitato a Veretout. Ahia.

 

Paulo Fonseca non sa come spiegare un tonfo così rumoroso. Può capitare di perdere, ma è sempre opportuno allontanare figuracce: nel gol di Politano, cresciuto proprio a Trigoria e vicino al trasferimento alla Roma nello scorso mercato di gennaio, c’è la sintesi di un atteggiamento remissivo che una squadra ambiziosa non si può permettere, anche sul risultato di 0-3. «Non bisogna cercare scuse in certi momenti – spiega Fonseca – dobbiamo riconoscere che il Napoli è stato superiore e ha meritato di vincere. Noi non abbiamo fatto nulla per ottenere un buon risultato». (…)