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(10/01/2019) A.S. Roma

Monchi: Non vado via dalla Roma, voglio vincere. Di Francesco? Ho fiducia in lui. Zaniolo è il futuro della Roma e non sarà venduto

Il direttore sportivo dell'AS Roma Monchi ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni del quotidiano La Gazzetta dello Sport. Il dirigente spagnolo ha parlato a tutto tondo delle questioni riguardanti la squadra giallorossa, affrontando anche le tematiche del mercato. Queste alcune delle sue dichiarazioni.
 
Monchi, qual è il suo bilancio dopo 20 mesi di Roma? “I bilanci si possono fare quando finisce un progetto e il mio è ancora lungo. Se penso alla stagione scorsa è positivo, mentre questa finora non è buona. Ma non saranno alcuni risultati a cambiare il mio modo di pensare e a farmi passare l’entusiasmo di lavorare nella Roma”.
 
Allora non lascia a fine stagione… “Ogni giorno sento che mi dimetto o che mi mandano via. No, l’ho già detto, resto alla Roma. Il mio obiettivo è arrivare al successo in modo graduale, ma continuo. Capisco che ora la prima necessità del tifoso sia vincere, ma è importante anche essere sempre competitivi, di alto livello e vicini al successo. Meglio così, piuttosto che vincere solo una volta e poi nulla. Roma è la Capitale e in città la stragrande maggioranza è romanista. Sapevo che sarebbe stato stimolante e difficile: grande tifoseria, pressione, anche mediatica. Ma gli alti e bassi dell’ambiente non sono un alibi per me. Ovunque quando si perde c’è una crisi. Succede al City, alla Juve, al Bayern, in ogni grande club. E la Roma, anche se non ha vinto molto, è grande perché è importante. Certo a volte bisognerebbe imparare a vedere anche il grigio e non solo il bianco o il nero. Vorrei che si raccontasse meglio e a 360° che cos’è questo club, e penso che questo non venga fatto. Al di là di qualche risultato o di un acquisto giusto o sbagliato, per me la nostra è una società modello e mi dispiace che a volte rimanga in secondo piano rispetto ai giudizi su Monchi o Di Francesco. La Roma è di più di quello che si legge o si sente”.
 
A proposito di Di Francesco, ha faticato a difenderlo? “Non è stato difficile perché c’era fiducia al 100% nella mia idea di tenerlo. E tutti l’hanno condivisa. Quando siamo andati a Boston da Pallotta, di Eusebio abbiamo parlato 15-20 secondi. La Roma ha un presidente e un management importante. Io sono il responsabile della mia area e se Monchi è convinto, non si discute. Dopo si farà il bilancio a fine stagione. Certo, poi ci sono i momenti. Si perde a Udine o a Bologna o si pareggia in quel modo a Cagliari, e vorrei uccidere il mister e me stesso. Ma lì prevale il tifoso. La mia fiducia in lui era grande quando l’ho preso, oggi che ci lavoro insieme è ancora più forte”.
 
(...)
 
Zaniolo è l’uomo nuovo del calcio italiano. Si aspettava che potesse far così bene da subito? “No, non me l’aspettavo. Il merito di questa crescita è suo e dell’allenatore, che è stato bravo a crederci. L’Inter non voleva inserirlo nella trattativa per Nainggolan, Ausilio aveva alzato un muro, però volevano Radja e alla fine hanno ceduto. Pensavo che Nicolò fosse uno di prospettiva, ma più a lungo termine. All’inizio volevamo mandarlo in prestito in A visti i tanti centrocampisti in rosa, ma una volta ceduto Strootman abbiamo capito che era il momento perfetto per tenerlo. Zaniolo sta stupendo tutti e so che a livello calcistico in questo momento l’Italia ha bisogno di eroi per ricostruire la fiducia, ma con Nicolò dobbiamo essere più tranquilli, per il suo bene. Ha solo 19 anni”.
 
(...)
 
La domanda che tutti i tifosi vogliono farle: Zaniolo resterà a Roma a lungo? “Noi abbiamo venduto giocatori importanti per sistemare i conti, perché una società modello deve rispettare le regole. Poi tutti sappiamo, che in Italia e all’estero ci sono club che fanno finta o prendono strade diverse. Ma oggi la nostra idea è costruire una grande squadra, per questo dico che Zaniolo è il futuro della Roma non sarà venduto. Avrà un percorso lungo e importante in questa società. Lui è come un palazzo che stiamo costruendo piano piano, ma se non lo facciamo bene poi può crollare in un attimo. Ne ho visti tanti di talenti che si sono persi”.
 
(...)
 
A proposito di autocritica: è stato uno sbaglio prendere Pastore e Schick? “Sono due discorsi diversi. Pastore è un giocatore forte, la questione è ritrovare quello di Palermo e Parigi, e credo che siamo ancora in tempo. Al progetto di lui come mezzala ci credevo. Per Schick il problema non è il calciatore. E’ la persona che a volte non trova la dimensione ideale per sviluppare quello che può fare il calciatore. Patrik in allenamento è fortissimo e lo dicono tutti, però purtroppo quelle capacità non le vediamo in modo continuo in partita. Quindi bisogna lavorare sulla persona. Potevamo mandarlo in prestito per aiutarlo, ma non c’è una formula perfetta e sicura. Credo che Patrik sia un frutto e bisogna ancora spremerlo fino alla fine e spendere tempo ed energie su di lui. Io ci credo. Ha talento, ma l’adattamento a volte è complicato. Pensate a Immobile. Se parli di lui a Dortmund o a Siviglia lo vorrebbero ammazzare, alla Lazio invece è un idolo”.
 
(...)
 
Finiamo con un gioco: le proponiamo dei nomi, ci dica solo se sono possibili o impossibili per la Roma. Partiamo con Piatek… «Sarebbe possibile, se non chiedessero 70 milioni. Per me è forte, ma lo è al Genoa. Siamo convinti che lo sarebbe, per dire, anche al Chelsea?».
 
Malcom a Barcellona non gioca, lo prenderebbe se lo offrissero? «No, quando uno fa il d.s. di un club deve capire che rappresenta anche il cuore e i sentimenti dei tifosi. Si è preso gioco della Roma e a me importa dell’immagine della società».
 
Tonali? “E’ uno dei più importanti giovani del calcio italiano, ma potrei dire lo stesso di Barella”.
 
Mancini? “Adesso impossibile, ma in estate è diverso”.
 
Rugani? “Impossibile, adesso e dopo. Hanno rifiutato un’offerta di 40 milioni del Chelsea. Non possiamo spendere tanto per un difensore centrale”.
 
Thiago Mendes? “Impossibile».
 
Ziyech e Belotti? “Mi piacciono tutti e due”.
 
Bennacer? “Ci piace, ma se ne parlerà a giugno”.
 
Dendocker e Ozyakup? “Impossibili, esattamente come Herrera”.

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