Marco Branca, ex dirigente dell’Inter, ha parlato di José Mourinho in un’intervista al quotidiano Corriere dello Sport.
Moratti chiama, in tutti i sensi, José Mourinho. Il tuo Mourinho. “Dal primo incontro, subito la percezione di un uomo stimolante, arguto, mai banale”.
Tra i cinque più intelligenti mai incrociati nel mondo del calcio? “Assolutamente. Stupefacente la velocità del pensiero con cui arriva alle sintesi. Per essere stimolante, José ha bisogno di avere intorno persone stimolanti. Gente che dice quello che pensa e non quello che lui vorrebbe sentirsi dire”.
Tu eri uno di quelli? “Mai detto che stava sbagliando o meno. Gli esponevo il mio punto di vista. Il suo talento era di ascoltare e sintetizzare. Mi sono trovato alla grande con lui. Conosci gli allenatori, lui non è mai stato ossessivo con me nel periodo dei mercati. Via via ci siamo annusati e conosciuti, fino a quando bastava un nulla per capirci”.
Il più grande tra tutti gli allenatori vissuti tra calciatore e dirigente? “Sicuramente, nessun dubbio”.
Cosa lo rende unico? “La velocità di pensiero applicata ad una grande qualità. Terribile. E la capacità di lavoro. Dalle sette del mattino s’informa su ogni cosa, sul mondo. Arriva all’allenamento preparato al massimo con tutto quello che può servire alla sua squadra”.
Ancora convinto, a distanza di mesi, che abbia fatto bene? “Più che mai. Roma non è facile, lo sanno tutti. Ma, nessuna città ti fa vivere emozioni così forti. José si nutre delle emozioni che gli arrivano dagli altri. Con lui c’è una società con idee e obiettivi chiari. Diventare competitivi. Vincere è un’altra cosa”.
Conoscendolo, come si avvicinerà alla partita contro la “sua” Inter? “Non cambia nulla. Vuole vincere. Non c’è una partita in cui Mou non voglia spasmodicamente la vittoria. Se stravince, è ancora più contento”.