La conferenza stampa di José Mourinho al termine della partita contro il Leicester.
Si è sentito in questo stadio come in una famiglia? Come si prepara la finale? “Il primo modo per preparare la finale è avere il rispetto da parte del calcio italiano: giocare l’ultima partita di Serie A di venerdì, perché sicuramente il Feyenoord farà lo stesso. Noi, come rappresentanti del calcio italiano, meritiamo di preparare la finale nel miglior modo possibile. Abbiamo tre partite di Serie A da giocare, con l’obiettivo di raggiungere l’Europa tramite il campionato. Farlo significherebbe giocare la finale con uno stato emozionale diverso. Andare a Tirana con il dubbio sulla partecipazione all’Europa League il prossimo anno non sarebbe di aiuto. Il lavoro più importante è stato fatto dal primo giorno. Questo senso di squadra che abbiamo iniziato a costruire dal ritiro del Portogallo e che si è sviluppato giorno dopo giorno con i giocatori, lo staff, a Trigoria e con i tifosi… Questa partita è stata vinta da tutti, dalla famiglia. Ecco perché mi sono emozionato. Ho giocato finali più importanti, con prestigio diverso, ma il senso di una gioia incredibile da parte di tutti me lo ha fatto percepire in un modo speciale”.
Quali sono le sue emozioni: “Il pubblico ha giocato bene. Le emozioni iniziano ad andare verso la partita contro la Fiorentina. Domani si torna a lavorare e a pensare alla Fiorentina. La situazione di Mkhitaryan adesso si trasforma, non lo rischieremo. Quando arrivi in finale le cose si trasformano un po’. Pensiamo ora a queste tre partite. Abbiamo la possibilità di dire grazie ai nostri tifosi contro il Venezia, nell’ultima partita che giocheremo all’Olimpico”.
Quanto c’è di suo in questa finale? “Questa domanda è per i tifosi, per la proprietà, per Tiago e per i giocatori. Non devo essere io a dire quello che ho dato. Ho dato la stessa cosa che hanno dato tutti loro. Ognuno di noi ha dato esattamente lo stesso, compresi i magazzinieri, i terapisti, chi ha giocato di meno. E’ questo senso di famiglia. Con gli anni uno diventa meno egocentrico e più papà del gruppo. Sono molto contento per tutti loro. Ricorderò per sempre la gente per strada, le signore con la bandiera sui balconi, i ragazzini per strada… questo per me significa tanto. Roma è una città giallorossa. In un anno questo si sente facile, anche se si vive a Parioli. Roma è una città giallorossa. Oggi e domani si vedrà per strada questa gioia. Io ho dato il mio piccolo contributo per questa gioia e questo mi rende felice”.
Le lacrime a fine partita: “Si. Nel mio staff ho un romanista pazzo, che ha lavorato con me al Chelsea, allo United e al Tottenham. E ogni giorno ho dovuto sentire questo romanista pazzo che mi ha fatto capire bene il significato di questo club per la gente. Un club gigante che non ha una stanza di trofei in rapporto con la sua dimensione. Questo non è un trofeo, è solo una finale ma vale tanto per loro e tutte le mie emozioni sono per loro”.
Qual è la stata la parte più complicata della partita? Tammy era stanchissimo: “Anche stanco morto, Tammy è un giocatore fantastico per noi. Difendiamo a uomo e a zona e nella sua zona lui è un giocatore fantastico per noi. Per me è stato uno sforzo perché negli ultimi cinque minuti poteva capitare un corner in grado di cambiare la partita, per questo ho esitato a fare il cambio. Però veramente Tammy era stanchissimo e ho dovuto cambiarlo. Tutti hanno fatto uno sforzo straordinario. Il Leicester ha il potenziale di giocatori per cambiare le dinamiche della partita e si è visto nel secondo tempo quando siamo stati costretti ad abbassarci di più. Nonostante questo siamo stati organizzati, tranquilli. Abbiamo giocato 180 minuti contro una buona squadra, Rui Patricio ha fatto una gran parata nella gara d’andata mentre oggi niente. La palla che loro hanno avuto non ha rappresentato un problema per noi. Siamo stati tranquilli e ora andiamo a Tirana”.