Eusebio Di Francesco ha rilasciato un’intervista al quotidiano La Gazzetta dello Sport. Il tecnico è tornato anche sulla sua esperienza sulla panchina dell’AS Roma.
Torniamo alla sua Roma dimenticata: stupito? «Diciamo che c’è un po’ di rammarico. Non ho rancore, ma solo voglia di rimettermi in gioco. In fondo ho anche portato il Sassuolo in Europa League. Tornando alla Champions coi giallorossi, la “remuntada” col Barcellona non nacque in una settimana, ma da un percorso. La mentalità europea è quella che mi piace».
Si è detto che lei è stato troppo aziendalista, accettando di farsi smantellare la squadra. «Io sono abituato a lavorare con quello che ho, anche se a volte si può sbagliare. Non ero d’accordo con quel mercato. Però sono stato io a lanciare Zaniolo, quando dei club non lo volevano neppure in prestito. Invece lo feci esordire col Real Madrid per fargli capire che credevo in lui. Un po’ come ho fatto con Berardi».
Che lei voleva alla Roma. «Le racconto un retroscena. Dopo il no di Malcom, volevamo prenderlo, ma lui ci disse: “Non voglio essere una seconda scelta”. Oltre a essere un ragazzo straordinario, Domenico dimostrò di avere anche le palle».
Ma è vero che per lei la gestione Monchi è stata un disastro? «Sono generalizzazioni. Certo, il secondo anno il nostro rapporto è cambiato. Si era logorato qualcosa e io mi sono fatto un po’ da parte, invece dovevo andare a sbattere con le mie idee».
Le piace la gestione Friedkin? «Molto. Ho gioito per la Conference e mi è piaciuto il mercato. E’ stato fatto con criterio. La Roma è costruita bene come identità tattica. Per me può togliersi soddisfazioni. Con l’Atalanta non meritava di perdere. La cosa più bella è l’entusiasmo che si è ricreato. L’Olimpico pieno spinge tanti. Anche nell’errore c’è un applauso in più. Prima se si perdeva era una tragedia, ora se ne parla con positività, che fa bene alla squadra. Ma prima c’era del malumore verso i vertici del club, per il poco legame che si era creato».
Se potesse tornare indietro che cosa non rifarebbe? «Dopo la semifinale di Champions con la Roma, non avrei dovuto accettare il mercato successivo. All’interno l’ho detto, ma il mio carattere mi ha portato a non dirlo pubblicamente, In questo Mourinho è un grande. Ma mi creda, proverò a migliorare anche in questo».