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(24/09/2022) A.S. Roma

Spinazzola: La Conference League? Per me è stata una liberazione dopo un anno incredibile

Leonardo Spinazzola, calciatore dell’AS Roma, è stato protagonista di un’intervista rilasciata ai canali ufficiali del club giallorosso.
 
“Dopo la finale vinta quella sera abbiamo detto ‘Non sappiamo quello che abbiamo fatto, lo sapremo solo al momento del nostro ritorno a Roma il giorno seguente’ e quel giorno per me è stata una liberazione dopo un anno incredibile. E’ stato come chiudere un cerchio”.
 
Non sei andato a Coverciano, hai deciso di lavorare qui a Trigoria: “Sì, è stata una mia richiesta. Il mister Mancini mi ha concesso questa settimana/dieci giorni per lavorare, per rimettermi a posto, per fare dei lavori specifici che mi mancano da luglio. E’ da luglio che non faccio niente per il polpaccio, per tutta la catena e quindi gli ho chiesto questa cortesia e lui mi ha capito”. 
 
Come ti senti? “Io penso che questo infortunio sia uno dei peggiori per un calciatore, peggiore anche per le mie caratteristiche che si basano sulla velocità. Un pochino mi manca l’appoggio, mi manca quando veloce che devo andare sull’avampiede però cerco di riprendere il più possibile”.
 
Il Leonardo Spinazzola bambino: “Un bambino che stava sempre fuori, sempre a giocare a calcio. Prima era diverso, tutti i bambini stavano sotto casa a giocare, c’era poca tecnologia quindi si giocava ed era stupendo. A scuola ero un po’ zuccone però sono  stato sempre con la testa sulle spalle, educato e rispettoso. Mi piace e mi piaceva divertirmi”.
 
La tua famiglia: “I miei ci sono sempre stati. Mio padre mi ha sempre detto di essere educato e rispettoso con tutti, che dovevo farmi  voler bene. Mi ha sempre ripetuto questo. Abbiamo un bel rapporto. Mia madre mi lascia molto spazio, ha sempre paura di rompere e rovinare il momento che ho  con mia moglie e i miei figli”.
 
Alla Virtus Foligno esultavi con la mitraglia, alla Batistuta…: “Era troppo bello vedere Batistuta con Totti e poi anche con Cassano. La Roma è stata sempre una squadra bella da vedere, con grandi giocatori, che ti faceva divertire molto. Io sono andato sempre dietro ai giocatori, non alle squadre. Io ho iniziato con Batistuta, imitavo la mitraglia, poi Ronaldo, guardavo sempre la cassetta che avevo e tutti i giorni andavo fuori a provare le finte che faceva. Poi ancora Rui Costa, perché io prima ero un trequartista, mi piaceva la sua eleganza. Poi Kakà, Totti, Del Piero… Insomma sono sempre andato dietro a questi giocatori di fantasia”.

L’avventura al Siena e il primo grande infortunio della tua carriera. E’ vero che ti è venuta voglia di smettere? “Sì, avevo 14 anni. Mi ero allontanato da casa, da tutte le comodità che ti danno famiglia e amici, poi dopo un mese, a causa di un’entrata sulla caviglia, sono stato fuori due mesi. E’ stata tosta, dovevo andare a scuola per forza perché chi non andava a scuola sarebbe stato mandato via. Quindi, spaventato, percorrevo un chilometro tutti i giorni con le stampelle, andata e ritorno. Ho passato sei mesi veramente difficili ma è normale a 14 anni. Poi però mi sono abituato ed è stato bellissimo”.
 
E’ stata però la scelta corretta proseguire: “Sì. Anche l’aiuto della mia famiglia, ogni volta che mi  sentivano strano al telefono venivano a trovarmi”.
 
Perché non sei diventato un esterno alto? “Perché per diventarlo devi avere quei 15 gol per restare ad altissimi livelli. Io non faccio 15 gol da quando avevo 15 anni. A Siena, nella Primavera, c’era Marco Baroni come allenatore e mi disse ‘per me dovresti fare il terzino, ti dovresti abbassare’. Risposi di no a Baroni, per la mia convinzione di essere un esterno alto, e lui decise di rimandarmi con gli Allievi. A 21 anni, a Siena, con mister Berretta ho giocato come quinto, trovandomi molto bene. Da esterno alto ho giocato anche con l'Atalanta, senza però trovare le giocate, mentre a Perugia, con Bisoli, iniziai a giocare terzino sinistro nella difesa a quattro e da lì è stato tutto in crescita”.

Il settore giovanile della Juventus: “Sono arrivato in Nazionale che c’era Buffon e ho sempre avuto timore di parlare con lui. Stesso discorso per Totti, per me era un mostro sacro. Del Piero, Buffon, Pirlo e Totti...”.
 
La finale del Viareggio nel 2012 con la Roma e il premio di miglior giocatore del torneo. Per te il primo, grande traguardo? “Sì, sicuramente. Il Torneo di Viareggio è stato sempre molto importante per le giovanili e questo premio è una vetrina per i giovani ma non c’entra niente con il fatto di fare il salto”.
 
Che consiglio daresti allo Spinazzola esordiente in Serie B? “Di avere un po’ più di pazienza, perché io ho poca pazienza”.
 
A Perugia hai conosciuto Gianluca Mancini: “Io avevo 22 anni e incontrai questo ragazzo timido che non parlava. Iniziammo a parlare, frequentandoci anche fuori dal campo. All’Atalanta, dopo due anni, me lo sono ritrovato. Ci conosciamo ormai da sette anni ed è andata sempre meglio, la conoscenza è andata sempre più avanti”.
 
Gasperini, che effetto ha avuto lavorare con  lui? “A livello sportivo incredibile, perché lui ti fa crescere veramente tanto sotto l’aspetto fisico e poi nelle giocate. Però una fatica pazzesca… Il primo anno, senza le coppe europee, è stata lunghissima… Il secondo, con le coppe, c’è stata gestione. Ho parlato con Rafa e mi ha detto che quest’anno è uguale al primo anno senza coppe”.

Ha scelto la Roma per trovare la continuità? “Mi era mancata la continuità perché venivo da un crociato, così come adesso arrivo da un tendine. Però se lo scordano tutti. Di tanti non se lo scordano, di me se lo scordano spesso: io devo rientrare e tornare come prima, va bene… ok, tranquilli… Lì c’è stato anche un movimento di tante cose dietro però sapevo che venire qui e cercare di giocare con più minutaggio, in una grande piazza dove c’è grande pressione, mi avrebbe fatto crescere ancora di più. E così è stato”.
 
La tua prima volta da calciatore della Roma all’Olimpico: “E’ stato sempre emozionante giocare all’Olimpico, perché giocavi sempre con un boato dietro incredibile e la Roma dava sempre qualcosa in più. Giocarci è emozionante ancora adesso, ascoltare l’inno è pazzesco”.
 
Roma e Inter e la trattativa con Politano: “Sono stati giorni lunghi, molto lunghi. Ma quello mi ha dato molta più serenità interiore, facendomi apprezzare tutte le mie giornate. Mi ha fatto crescere”.
 
Questo si era visto già nella partita successiva contro il Genoa: “I primi sei mesi a Roma sono stati difficili, complice anche il cambio ruolo. E quel mancato trasferimento mi ha dato serenità mentale”.
 
Il periodo del Covid: “Sembra brutto dirlo perché ci sono stati tanti morti e ci sono anche adesso, però ho avuto tanto tempo per stare con mio figlio, che non aveva neanche un anno”.
 
Mourinho e il suo lato umano. Cosa riceve in cambio da voi calciatori? “Siamo con lui, qualsiasi cosa dice gli andiamo dietro. Se ci dice di fare la guerra, facciamo la guerra. Ha questo dono, poi la maggior parte delle cose che dice si avverano”.
 
Allenarsi con lui? “Lui è molto tranquillo in allenamento, non so come era in passato ma è veramente pacato, alcune volte osserva e basta dall’alto”.
 
14 maggio 2022 il tuo ritorno in campo contro il Venezia: “Forse l’entusiasmo ma quel mese di maggio sembrava fosse passato un mese, invece ne erano passati nove dall’ultima partita. E’ stato tutto normale ma forse perché ero talmente felice di rientrare che mentalmente volavo”.

La finale di Tirana, come si vive il pre-partita negli spogliatoi di una finale? “Emozioni negative non penso, dipende dal tuo momento, da come vivi le partite  in quel momento. Di solito abbiamo sempre emozioni positive. Poi ci sono sempre vari avvicinamenti alle partite, c’è chi sta lì con la musica a guardare il pavimento, c’è chi canta e va in giro, ride e scherza”.
 
Questa persona nella Roma chi è? “Io, abbastanza… (ride ndr). Sono sempre stato così, è difficile che sto fermo e tranquillo”.
 
La festa a Roma, ti aspettavi una cosa del genere? “Dopo la finale vinta quella sera abbiamo detto ‘Non sappiamo quello che abbiamo fatto, lo sapremo solo al momento del nostro ritorno a Roma il giorno seguente’ e quel giorno per me è stata una liberazione dopo un anno incredibile. E’ stato come chiudere un cerchio”.
 

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