Ieri la Roma ha perso 1-0 a Cagliari, mettendo in campo una prestazione molto negativa. Oltre a questo, però, c'è stato anche un acceso diverbio tra Mario Hermoso e Michael Folorunsho: al 78' il centrocampista rossoblù ha rivolto al difensore della Roma degli insulti pesanti nei confronti della madre. In particolare il giocatore del Cagliari ha detto allo spagnolo "tua madre fa i b..., quella p... di tua madre, tua madre deve morire".
Uno "scambio" non visto dall'arbitro, che ha ammonito entrambi, ma che è stato immortalato chiaramente dalle telecamere. Se dal referto risultasse che l'arbitro ha sentito qualcosa ha valutato il provvedimento con quel doppio cartellino, la questione sarebbe chiusa. Altrimenti andrà verificati se gli ispettori federali hanno sentito qualcosa. Non è escluso che il Giudice Sportivo possa chiedere un supplemento d'indagine, ma c'è il forte rischio che non ci sia alcuna sanzione per Folorunsho.
Come spiega La Gazzetta dello Sport, secondo il Codice di Giustizia sportiva la prova tv non può essere utilizzata in questo caso. L'articolo 61 (comma 3) prevede l’utilizzo della prova "limitatamente ai fatti di condotta violenta o gravemente antisportiva o concernenti l’uso di espressione blasfema non visti dall’arbitro o dal Var, con la conseguenza che l'arbitro non ha potuto prendere decisioni al riguardo". Perciò sono due i motivi che bloccano la procedura. Il primo è che sul fronte verbale vengono sanzionate solamente le bestemmie, mentre altre cose, anche gravemente denigratorie, non sono sanzionate alla stessa maniera. Il secondo è che il regolamento prevede che il Var possa intervenire anche in caso di espulsione diretta per "condotta violenta, mordere o sputare" o "agire in modo offensivo e/o ingiurioso". Proprio quest'ultimo punto fa riferimento esplicito agli insulti.
Ma quali sono gli insulti considerati punibili in violazione dell’articolo 28 del Codice di Giustizia Sportiva? Come si legge: "costituisce comportamento discriminatorio ogni condotta che, direttamente o indirettamente, comporta offesa, denigrazione o insulto per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine anche etnica, condizione personale o sociale ovvero configura propaganda ideologica vietata dalla legge o comunque inneggiante a comportamenti discriminatori". Per questo, se nessuno dalla sala Var è intervenuto e se la Procura Figc non vede gli estremi per procedere, è perché le frasi dette da Folorunsho non rientrerebbero in questa casistica.













