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(21/02/2018) On Air

Il professor Paolo Berdini, ex assessore all'Urbanistica del Comune di Roma, ospite a Te la do io Tokyo - Intervista completa (audio e video)

Paolo Berdini, è ospite in studio a Te la do io Tokyo per presentare il suo libro “Roma, polvere di stelle. La speranza fallita e le idee per uscire dal declino”

Che voto si darebbe come amministratore di questa città?
"E' difficile... sufficiente, non più che sufficiente. Però, a mia discolpa, potevo prendere un punto più alto. Un amministratore vive se c'è una condivisione di una visione, io non ho avuto condivisione quindi c'è stata una solitudine che ho pagato duramente in termini proprio di vita personale. Lo racconto nel libro. Gli sfratti che ho dovuto, come dire, "accompagnare", è una parola molto brutta perché chi lo ha subìto lo sa che non è una cosa bella, li ho fatti da solo. Io non avevo delega alla casa, non avevo delega ai problemi sociali, in realtà è la mia solitudine. Venivo chiamato continuamente quando c'erano le cose più spinose, e allora o c'è condivisione, e questa condivisione l'ho cercata a più riprese, l'ho cercata sia con gesti di generosità, sia con programmi per dare casa a chi non ce l'ha. In realtà ho avuto il gelo, la non considerazione di questo e siccome mi sta a cuore questa parte di città, è chiaro che poi la solitudine crea una tensione".

C'è stato un problema anche prima della nomina?
"No, prima della nomina non c'è stato nessun problema perché la posizione del Movimento 5 Stelle non solo era chiara a chi li frequentava..."

Quindi partiamo dall'inizio, dalla campagna elettorale:
"Quando mi chiamarono per essere aiutati dal punto di vista mio, della conoscenza dell'urbanistica romana sulla loro contrarietà assoluta allo stadio. Teniamo conto di un fatto che per me è fondamentale. Io non ricorro mai alla magistratura, io lo so che quella è un'altra cosa, il problema mio è quello di creare un consenso civile nella città, loro invece ricorsero addirittura alla magistratura, a sottolineare la loro intransigenza all'ipotesi dello stadio a Tor di Valle".

Il punto non era il "no" o il "si" allo stadio. Il punto era il "no" o il "si" all'area. Cosa è cambiato? Perché quell'area prima non andava bene mentre adesso si? Lei è contro lo stadio della Roma?
"L'amministratore pubblico applica le leggi dello Stato, c'è una legge dello Stato che dice che le società sportive, lo sapete, possono costruire stadi privati. Io non sono contrario al fatto che la Roma costruisca, non ero mai stato contrario, e dagli incontri che dall'inizio ho avuto con la Roma ho proposto altri siti, ovviamente non indicando nulla, sono problemi che riguardano il privato, però dicendo che quella era l'area più sbagliata che loro avrebbero potuto prendere. La risposta che ho avuto è stata sconcertante, nel senso che loro mi dissero, la Roma mi disse, che quell'area era stata validata dal voto del consiglio comunale di cui avete mandato la registrazione".

La Roma nelle persone di chi?
"Del dirigente, l'avvocato Baldissoni. Ed aveva ragione da quel punto di vista. Cioè il voto del consiglio comunale all'epoca di Marino era un voto che apriva, però badate bene non è un diritto acquisito. Poi andava verificato. Allora veniamo al merito. Quella delibera diceva che almeno il 50% degli utenti, 50.000 persone e non sono poche, dovevano essere serviti dalla linea sul ferro, la metropolitana sparisce, nel consiglio comunale di Marino c'è scritto che la metropolitana B si prolungava con due fermate fino a Tor di Valle. I tecnici, prima che arrivasse il sottoscritto, dissero che questa era una cosa insensata, perché già abbiamo lo sfioccamento a Piazza Bologna e un secondo sdoppiamento mandava in tilt tutta la linea. E stiamo parlando del servizio all'Eur non del servizio a quartieri periferici come quelli del Tufello-Val Melaina. Lì ci lavorano 400.000 persone, quindi prima che io arrivassi c'era il diniego assoluto da parte dei tecnici della mobilità, Atac ecc. ecc e Comune di Roma, che dicevano che questo sdoppiamento non si poteva fare. Quindi era caduto un pilastro. Non prendere atto della realtà secondo me è colpevole, perché Roma è piena di altre aree che potevano dar luogo alla soddisfazione di un sogno che per qualcuno, compreso chi vi parla perché è tifoso della Roma, era una cosa bella. Cioè un privato mette i soldi per fare lo stadio, lo faccia come in tutte le altre città del mondo, come Torino e Udine nel caso dell'Italia, in luoghi che fanno città, che fanno senso della città. Lo stadio della Juve, lo sapete, sta dentro la città e ha completato quel piccolo pezzo. A Udine l'esperienza è ancora migliore, nel senso che lì hanno fatto un'opera di cesello all'interno di questa città. Però la legge può essere utilizzata a fini collettivi della soddisfazione della città. Se io faccio una tranvia o un prolungamento della metropolitana, e lo faccio nel deserto, perché Tor di Valle è il deserto, se io lo facessi verso Tor Vergata, verso la Romanina, non so dove perché non mi riguarda, verso Acilia così le diciamo tutte, lì quel beneficio che avrebbe lo Stadio e che avrebbero i tifosi della Roma, si ripercuoterebbe per 365 giorni all'anno su una popolazione che ha fame di spostamenti. La città è bloccata tutti i giorni, quindi sono investimenti a lungo periodo. Questo non è stato possibile. Io sono stato messo nella condizione di non poter manovrare. Allora tutti voi chiedetevi perché mai la Roma ha tenuto la trincea".

Secondo lei lo stadio si fa?
"Io sono uno dei pochi illusi e mi auguro che non venga fatto. Nel progetto che ho avuto l'onere e il piacere di visionare, poi fare l'amministratore è una cosa meravigliosa, c'era all'interno del pacchetto delle opere che il privato faceva con grande beneficenza all'amministrazione pubblica, che pagavamo noi però perché stava nella lavagnetta dei passivi, c'erano 7 milioni per la costruzione delle pompe idrovore. Lì c'è l'argine del Tevere, quindi una grande vasca, una vasca grande 140 ettari. Quando piove con la violenza del cambiamento climatico che viviamo, quell'area, essendo una vasca, si riempie, allora c'era bisogno per stare in sicurezza, l'unica città del mondo che fa una pazzia del genere, per stare in sicurezza avremmo dovuto caricarci del costo di 7 milioni per realizzare le pompe idrovore e per farle funzionare nei momenti di emergenza. E' normale questo? C'è un'altra città del mondo? Una nazione come l'Olanda è costruita su terreni di riporto che hanno rubato al mare, loro non fanno queste follie che facciamo noi. Ci sono altre aree del territorio romano che potevano servire a questo bisogno, no? Quindi è questo l'elemento. Io mi auguro che non venga ancora scelta questa area scellerata che mette a rischio l'incolumità del pubblico”.

Ha una certa attualità la notizia della strada crollata alla Balduina, presenti anche in quell'area i problemi che lei ha elencato?
"Sono casi simili ma diversi. La stabilità geologica dei terreni che è fondamentale. Lì c'è una pianura alluvionale a Tor di Valle e quella si riempie d'acqua. Noi avremmo in gestione da oggi fino all'eternità, i nostri figli, i nostri nipoti, i pronipoti il funzionamento delle pompe idrovore per far funzionare lo stadio. Perché lo stadio non si poteva fare in una collina amena della straordinaria città di Roma? Evidentemente no. Ci sono interessi della proprietà del terreno".

L'accusano di essere favorevole alle Olimpiadi facendo un favore al costruttore Caltagirone e contrario allo stadio della Roma
"C'è l'aggravante. ‘Ero contrario a Tor di Valle perché ero favorevole ad un'area di un altro…’ Io non ho mai parlato di aree, quindi ‘lui è contrario a Tor di Valle perché fa un favore a Caltagirone.’ Tenete conto che, oramai è una cosa abbastanza nota, Caltagirone mi ha denunciato per diffamazione, io non ho mai nominato Caltagirone nell'intervista televisiva che ho fatto, però lui mi ha denunciato perché ‘sono un uomo potente e faccio quello che voglio in questo Paese’. Quindi la persona denunciata dall'uomo a cui sta facendo un favore, cioè sarei un fesso, un pollo. Questo però fa parte dei giochi. So bene il potere della stampa, è uno dei poteri a cui tengo di più perché loro sono i guardiani della dialettica, però in questo modo ci fanno a pezzi”

La figura di Lanzalone. L'incursione di Spalletti a Sky, la frase "famo sto stadio", ha messo veramente pressione alla Giunta?
"Andiamo con ordine. I sei sindaci, tre sono legittimi, cioè il Movimento 5 Stelle non è un partito politico però, noi che abbiamo qualche anno sulle spalle sappiamo che un partito politico è un organismo di democrazia, quindi vive di dialettica, quindi tre di sei sindaci fanno parte del gruppo dirigente dei 5 Stelle. Quindi Di Maio, Grillo e Casaleggio fanno bene, nei limiti delle regole democratiche a consigliare il sindaco. Se ci ho mai parlato? Non ho parlato con nessuno del Movimento a livello nazionale. Sono stato apprezzato senza fare gli esami. Anche questo va detto. Vi ricordate la storia che non si trovavano gli assessori, hanno fatto gli esami, il Dna, io non ho avuto nessuno esame…. Veniamo ai tre sindaci che per me sono intollerabili, sono stati l'elemento più importante della mia crisi. Tutto avviene il 16 dicembre 2016, viene arrestato Marra, quindi io tiro un sospiro di sollievo perché mi ero espresso pubblicamente con interviste televisive e sui giornali con articoli dicendo che se Marra continuava a fare il capo di gabinetto, questa era la giunta a settembre, io me ne sarei andato. Marra viene fatto dimettere da vicecapo di gabinetto, dopo che hanno tagliato la testa alla Raineri e a Minenna, e quindi il 16 dicembre dico "forse c'è spazio per riprendere un po' più di serenità in questa mia faticosa vicenda". In realtà è stato tutto il contrario, perché appunto agli inizi di gennaio 2017, all'ultimo momento, cioè uno vince la partita al novantesimo che va pure bene, fa parte della vita, arriva l'avvocato Lanzalone che arriva con il biglietto da visita di una persona che lavora per i 5 Stelle, nel caso specifico a Livorno, avvocato di chiarissima fama, di grandissima bravura, che nel giro di 15 giorni chiude la trattativa con la Roma alle spalle dell'assessore. L'assessore, essendo una persona dignitosa con tutti i difetti che so bene di avere, se ne va dall'amministrazione Raggi".

A che titolo parlava Lanzalone?
"Era il consulente dell'amministrazione per il caso dello stadio della Roma. C’era bisogno di un consulente considerando la presenza di un assessore? La scelta è chiara, la scelta di scavalcare l'assessore mi sembrava chiara. Dopo che era stato arrestato Marra, a questo punto venivo arrestato io. Io agli arresti non ci sto e quindi me ne sono andato. Era chiaro il segnale. Se c'è bisogno di un avvocato di fiducia evidentemente non c'è fiducia nell'assessore. L'assessore ha un altro lavoro e torna al suo precedente lavoro, non c'è problema".

Urbanista e avvocato non potevano collaborare?
"L'avvocato ha chiuso la trattativa con la Roma convincendo un'amministrazione che era proprio contraria allo stadio. E' andata dalla magistratura e come sia possibile che un'amministrazione cambi nel giro di nove mesi la posizione ‘da andare a Piazzale Clodio a denunciare il misfatto contro Roma, dopodiché diventano più bravi solo perché hanno abbassato di 200.000 metri cubi? Ma stiamo scherzando?’ Lì, lo ripeto ancora, noi costruiremo delle idrovore per mantenere in sicurezza i nostri amici romanisti, oppure le persone che vanno lì il giorno a fare sport, oppure le persone che vanno a lavorare in quegli uffici. Ma è normale questo in una città? Poi arriviamo ai 19 grandi cantieri chiusi ancora a Roma".

Bisogna intervenire sul viadotto della Magliana? Il Ponte dei Congressi? Il Ponte di Traiano?
"Il Ponte dei Congressi è un'opera fondamentale dal mio punto di vista. Io mi sono battuto dal primo giorno, da quando ho saputo che il finanziamento non era stato ancora perfezionato perché mancava il progetto definitivo, non quello esecutivo ma quello definitivo. Mi sono attivato andando da tutti i poteri dello Stato, da Anas ecc. ecc., per sbloccarlo, perché non è possibile che le persone normali facciano la fila per andare a Fiumicino nella strozzatura della Magliana e al ritorno facciano la fila sempre alla Magliana. Quindi lì per salvare l'abusivismo, altra eredità amara che ha Roma, perché quei capannoni che stanno sulla golena del fiume sono abusivi, condonati, quindi noi facciamo un anello, raddoppiando il ponte di 6 km che costa 140 milioni alla collettività romana. Quindi noi non raddoppiamo il ponte, perché starebbe sopra ad uno dei capannoni, ma lo sdoppiamo e facciamo un grande anello a senso unico che va bene, almeno abbiamo risolto quel pezzo di viabilità. 140 milioni nostri, della collettività, che vengono spesi per un'opera fondamentale. L'opera fondamentale che sarà finita in 4 anni se va bene, perché adesso c'è da fare il progetto esecutivo, poi c'è da andare in appalto, poi potrebbero esserci dei piccoli inconvenienti come succede in tutti gli appalti. Il Ponte della Scafa è fermo da 6 anni e grazie a me sta per essere sbloccato. Lì il rapporto tra Roma e il suo aeroporto è risolto, non benissimo ma è un passo avanti. Recuperiamo tutti e 4 i lati per andare a Isacco Newton, che viene inserita nella maglia strutturale della città, insomma una cosa che serve alla città. Quindi io ero favorevole e l'ho sbloccata.
Altra cosa il Ponte di Traiano. Io ho fatto subito presente questo, il Ponte sul Raccordo Anulare è molto complesso ed è un sistema potente sotto il punto di vista dell'esborso di soldi pubblici, cosa che mi sta a cuore. Poi c'è il Ponte dei Congressi che è distante 1,5 km non di più. Io dovevo far finanziare dalla collettività nazionale e romana il Ponte di Traiano? Per quale motivo? Quella è una cosa che serve esclusivamente alla Roma, perché io come amministratore ho risolto il problema della viabilità romana che era il Ponte dei Congressi. Quindi ho fatto il mio dovere. Se la Roma vuole - cosi dissi - il Ponte se lo paga. E perché la Roma deve volere il Ponte? Perché per motivi di sicurezza lì ci vanno 50.000 persone. Il Ponte serve".

Perché adesso il Ponte non serve più?
"Problemi loro. Qui il gioco delle parti è abbastanza evidente. Io ho pagato di persona. Lo vedremo se il Ponte non serve. Loro dovranno dire, davanti agli organi dello Stato, che tutelano la nostra incolumità che dallo stadio si entra e si esce, in caso di emergenza, in maniera assolutamente sicura per tutti i cittadini. Se fanno questo facciano pure lo stadio, dopodiché le pompe le pagano loro".

Perchè il M5S ha cambiato idea all’improvviso
"Ci vuole Mago Merlino. Questo era nelle cose. E' chiaro che il Movimento 5 Stelle come ho scritto io, ma come hanno scritto tutti, ha beneficiato del crollo della politica. Chi aveva governato nei cinque anni di Alemanno e chi aveva governato nei tredici anni precedenti, quindi centrodestra e centrosinistra, sono stati invischiati nel più grave scandalo che c'è stato mai a Roma, dopo quello della Banca di Roma del 1880, è chiaro dunque che i 5 Stelle sono stati chiamati ad amministrare, a governare questa città, non dico impreparati però un po' lo posso dire, perché io stesso ero impreparato nonostante conosca abbastanza bene questa città come sapete. La mancanza di cultura di governo, questa non si improvvisa, la politica è un mestiere serio, loro purtroppo stanno propagandando questo qualunquismo contro la politica. Io so bene perché ne conosco tantissimi, anche democristiani di vecchio stampo con i quali mantengo ancora oggi un'amicizia fraterna, gente con la schiena dritta, cioè gente onesta che ha lavorato per il bene della città, ovviamente facendo errori, però non si può mettere sul banco degli accusati, con questo tono di riprovazione alla politica, quando addirittura non si è in grado di esprimere un nuovo pensiero complessivo. Per governare una città complessa come Roma c'è bisogno di un pensiero vasto, di un pensiero complesso, di un pensiero che tenga conto delle varie sfaccettature di questa città in declino".

L'accusano di avere una visione statalista dell'urbanistica:
"Qui fa parte della dialettica. Conosco persone altrettanto dignitose che la pensano in un modo diametralmente opposto. La città la fanno i privati. Allora, primo punto, non è vero storicamente: le città nascono perché sono luoghi pubblici. Questo è la città per me. Nel terzo capitolo del mio libro narro quella che è oggi Roma. Cioè i grandi progetti inventati dall'urbanistica privatistica, piazza dei Navigatori, le Torri del'Eur, tutto quello che conosciamo, il Mercato Generale, cioè questo specchietto per allodole che il privato avrebbe fatto il bene collettivo non è così. Io conosco privati a cui voglio molto bene, peraltro ho lavorato con alcuni privati straordinari, lo cito sempre e lo cito ancora, il dottor De Angeles che era mio amico, segretario dell'ACER. Questa storiella che ci hanno gabellato che la città la fanno i privati non è vera, perchè ci sono 19 grandi progetti che sono bloccati. Perché sono bloccati? Perché nel 2008 c'è stata la più grande crisi economica del mondo occidentale, e questo processo di valorizzazione che sembrava non finire mai è finito per sempre. Allora il privato chiede continuamente di rivedere i contratti che ci sono stati tra pubblico e privato, Bufalotta, che cito, è uno di quelli. In quale altro settore dell'economia chi ha preso un contratto di appalto da un'amministrazione pubblica ricontratta ogni volta? Non succede. Se devo consegnare all'amministrazione comunale di Roma 500.000 computer e non so perché, perché ho sbagliato fornitura, questa cosa non va bene, io non è che cambio il contratto, io porto i libri in tribunale. Invece nel campo della città si ricomincia sto balletto, allora il Mercato Generale prima c'erano 3ettari di parco, adesso il parco non c'è più "perché io non ci rientro", questo mi dicono gli operatori. E che sono problemi miei? Sono problemi del privato. Io faccio il pubblico e tutelo il benessere pubblico".

Voi avete ereditato da Caudo e Marino un progetto enorme. Caudo rivendica di aver ottenuto un tot di opere pubbliche molte di più rispetto a quelle che prevede una compensazione standard. E' una cosa che lei ha trovato?
"La trovo la più grave colpa dell'amministrazione Marino, perché ho 19 progetti che devo completare e lo sa solo Dio quanta fatica ho fatto per rimettere a posto le Torri dell'Eur, per chiuderla questa partita. Non ci sono riuscito, tra un po' ci si riuscirà, ma ci vuole fatica. Io non faccio la fatica per i 19 progetti ma apro un altro capitolo? Il ventesimo? Ma siamo pazzi? Questa è una città che va a sbattere in questo modo, perché dopo che è finita questa storia dello stadio della Roma comincerà lo stadio della Lazio, poi inizierà non so che cosa e non la finiamo più. E invece andava chiuso il vecchio, questa visione privatistica della città. Questo mi stava a cuore perché rivendicavo il ruolo pubblico. E' chiaro che chi svolge un ruolo pubblico debba avere equilibrio, perché deve sapere che il privato ci mette i soldi e quindi è un intervento importante e sacro per me che ho fatto sempre attività privata ma chi ha le chiavi della città è il pubblico non il privato".

“L’assessore che ha preso il posto di Minenna, questo signore che viene da Livorno, ad un certo punto della discussione, quando l'organismo di controllo dei conti del Comune di Roma dice, osserva che c'è qualcosa che non lo convince, che è la dialettica del potere pubblico, che dunque deve diventare qualcosa... la casa di vetro si fa così. Questo risponde "questa mica è competenza, lo decidiamo noi". Come sarebbe? Sono soldi pubblici. Colomban nell'intervista che ha rilasciato al Corriere della Sera apre uno squarcio sulla mancanza di cultura del governo. C'è questo aneddoto inaccettabile: dice 'ho proposto al dirigente dei vigili urbani di multare chi butta le cicche perché a Conegliano Veneto fanno così', ma a Conegliano Veneto ci sono 3.000 persone, qui ce ne sono 3 milioni. Ci sarà una differenza tra governare 3mila persone e 3milioni di persone. Come talebano sono passato io? Certo, invece i talebani sono esattamente gli altri. Per risolvere il problema dell'educazione civica mettiamo le telecamere? E chi le guarda le telecamere? Un milione di cassonetti e mettiamo un milione di telecamere? Talebani, come è talebano quello che dice di fare la multa a chi butta la sigaretta.Questa è cultura di governo? La cultura di governo è se tutti facciamo quel salto, se la città diventa attraente per tutti".

Se dovesse descrivere il suo rapporto col sindaco con un aggettivo?
"Formale. Non c'è stata mai sintonia. Sono grande amico di Alberto Benzoni che è stato prosindaco con Argan e lui racconta sempre che la figura dell'assessore o del prosindaco non funziona se non c'è l'esatta sintonia col sindaco. Il sindaco è il motore che muove la città e io non ho mai avuto questa sintonia, è un dato innegabile. Negli sfratti che vi citavo, io ho fatto uno sfratto dolorosissimo, 300 persone sopra un terrazzo di uno stabile occupato e propongo di fare un tetto per tutti, occupando piccole aree e qui intorno a voi ce ne stanno 10.000 di piccole aree pubbliche di 2000-3000 metri dove si possono costruire 15-20 alloggi per dare casa a tutti; la sindaca mi ha risposto che loro, i 5 Stelle, sono contro il consumo di suolo. Ho fatto una battaglia nella vita contro il consumo di suolo e l'ho pagata anche duramente perché mi erano stati tolti anche i lavori, per questa mia posizione intransigente. E fanno una lezione a me? Sono per il diritto ad abitare di tutti. Io ho a cuore sto pezzo di città perché so che non ce la fanno. Le case popolari non le inventa lo stato sovietico, le inventa un uomo della destra liberale, un uomo strepitoso, questa è l'Italia che io amo. Nel 1903 c'è una persona che fonda banche, che sa dove girano i soldi, che fonda gli istituti per le case popolari perché sa che un pezzo dell'Italia non ce la fa a comprare o affittare casa e che va aiutata. L'intelligenza collettiva dà casa a chi non ce la fa. Ieri o lunedì c'era un'intera pagina del Corriere della Sera dove si leggeva che il degrado di Roma è che nell'ex cinema Fiamma, chiuso da sei mesi, ci sono dei barboni. E quello è il degrado di Roma? Il degrado di Roma sono i 19 cantieri che sono chiusi. Però non c'è più chi si occupa di questo pezzo di città. Per tornare ai talebani e ai fondamentalisti, se diamo una speranza a questo pezzo di città che non crede più niente, faremo il bene di questa città, perché faremo sì che questa città torni a parlare a tutti, non solo a chi ha la fortuna di abitare nei quartieri che funzionano. Questo era il mio sogno".

Perché hanno scelto lei?
"Chi lo sa... Ho lavorato per i gruppi alla Camera dei Cinque Stelle, quindi mi hanno utilizzato per fare delle leggi, evidentemente stavamo in sintonia."

Lei ha detto che le Olimpiadi avrebbero risolto diversi problemi di Roma. Perché lei era favorevole?
"Faccio una battaglia prima di essere assessore contro l'ipotesi Olimpiadi, questo è noto. Quindi sono contro, le città vanno governate con l'ordinarietà. Perché faccio una capriola? Perché divento anche assessore dei lavori pubblici e nelle prime riunioni in cui uno capisce di cosa sta parlando, chiedo quanto è il budget per la manutenzione ordinaria, non quella straordinaria che non si fa da almeno 12 anni, ma per la manutenzione ordinaria Roma, mi dicono, ha 1 milione di euro per ogni Municipio. Una città di 200.000 abitanti nei nostri Municipi che ci fa con un milione? Nulla. E' per questo che cambio ottica sulle Olimpiadi, perché lì ci sono in ballo 4-5 miliardi che ovviamente so bene che il 40% va per le piscine, per la costruzione di quelle che non abbiamo più, però 3 miliardi per la normale vita della città sarebbero stati un toccasana. I Cinque Stelle avevano la grande occasione di dimostrare agli italiani, che i soldi pubblici, anche quelli straordinari, li utilizzano per l'ordinarietà. Il sindaco diventa commissario straordinario. Ma Rutelli è stato il commissario e hanno speso ogni lira. Poi nasce la cricca Balducci-Bertolaso, ma nel 2000 quell'esperienza di Rutelli è stata limpida e hanno fatto cose bellissime per la città. Perché i 5 Stelle si sono rifiutati a priori? Le definiscono le Olimpiadi del mattone, cioè la persona che hanno scelto per una posizione così chiara contro le speculazioni edilizie, vorrebbe fare le Olimpiadi del mattone? Me ne sarei dovuto andare subito".

Invece lo stadio si:
"Le Olimpiadi pubbliche no, lo stadio privato si".

Per scaricare tutta l’intervista al professor Paolo Berdini clicca qui.

Qui la playlist con tutti i video dell’intervista all’ex assessore all’Urbanistica del Comune di Roma registrati negli studi di Te la do io Tokyo questa mattina.


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