Andrea Di Caro, vice direttore de La Gazzetta dello Sport, è intervenuto a Te la do io Tokyo, la trasmissione ideata e condotta da Mario Corsi, in onda sui 101.500 di Centro Suono Sport.
“Friedkin? Un arrivo molto importante, si è capito da subito che i due, sia padre che figlio, non amano le luci della ribalta. Loro sono imprenditori, e come ogni imprenditore che si rispetti, stanno valutando tutta la struttura e stanno cercando quello che non va. Stanno lavorando sotto traccia, il che non è per forza un male, anzi, ma poi servono i risultati. Un ingresso importante e intenso, ormai sono settimane che sono qui a Roma, al di là di qualche viaggio di qualche giorno, per studiare tutto l’ambiente. Un business? Io non sono contro i presidenti che vengono qui per fare business, anzi; i presidenti tifosi ormai non esistono più. Io preferisco persone che magari parlano poco ma serie rispetto a quelle che si presentano con sciarpette e frasi folkloristiche. Giudizio sugli anni di Pallotta? Quello sportivo, avendo raggiunto diversi secondi posti ma non avendo vinto nulla, non può essere completamente positivo. Poi c’è il giudizio generale: la situazione economica pessima nella quale si ritrova la Roma, la Roma è stata a un passo dai libri in tribunale, Pallotta è stato costretto a vendere; il modo con cui ci si è lasciati, male, con le due bandiere Totti e De Rossi; e, soprattutto, il rapporto pessimo che c’è sempre stato con i tifosi.
Friedkin ha preso la Roma nel momento economicamente peggiore, e questo è sotto gli occhi di tutti, anche per l’emergenza che stiamo vivendo che, inevitabilmente, ha investito anche il calcio. Detto questo la Roma ha ampi margini di miglioramento. Per migliorarsi però, c’è bisogno di una fase di rilancio che deve iniziare nel più breve tempo possibile, e questo i Friedkin lo sanno e ci stanno lavorando. Sarri? Mi piace, non condivido tutte le sue uscite ma come allenatore è bravo; alla Juventus è stato un matrimonio sbagliato fin dall’inizio. Torino non è la piazza giusta per lui, Sarri è più da Napoli e da Roma. Io mi auguro che, indipendentemente dai nomi, alla Roma arrivino persone che vogliono stare alla Roma e che non la utilizzino solo come trampolino di lancio".