Domenica la Roma affronterà la Cremonese allo Zini, nel match valido per la 12esima giornata di Serie A. Intanto, in attesa della sfida, Davide Nicola ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport, in cui ha trattato diversi argomenti. Ecco alcuni passaggi delle parole del tecnico grigiorosso.
Su Cremona
"Salire sul Torrazzo, immaginarne la storia, godere il bellissimo panorama significa cominciare a capire Cremona, una città che mi ha stupito per bellezza, ma anche per il calore e l'affetto del suo pubblico, che ha ribaltato lo stereotipo del tifo freddo da città del Nord intrisa di storia e cultura. Qui, al contrario, ho da subito avvertito grande passione e coinvolgimento".
A proposito: 11 gare e 14 punti da neopromossa. Qual è il suo primo bilancio?
"Io non guardo al risultato della singola partita, quella è meteo-rologia, ma ragiono per step. Siamo circa a un terzo del campionato: il primo step è quasi concluso e siamo soddisfatti per quanto raccolto dai ragazzi, frutto di un grande lavoro, nella consapevolezza del percorso che ancora ci attende. Perché con l'inizio del secondo step tutto si ricalibra, sulla scorta di quanto già acquisito ma dopo un'analisi di quel che si può migliorare, di quel che manca o di quel che va modificato, tipo ruota di Deming".
Come definirebbe il tipo di calcio che propone attraverso le sue squadre?
"Acceso, almeno così mi piacerebbe che il mio calcio venisse visto e definito dagli altri. Per me il risultato conta, ma anche la strada per raggiungerlo è fondamentale: una squadra gioca bene non solo quando si esprime ad alti livelli sul piano tecnico-tattico, ma quando riesce anche a comunicare emozioni. Allora sì che il pubblico si diverte e si riconosce nella propria squadra".
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Parliamo di Vardy: in cosa l'ha più colpita e quali margini di miglioramento può avere?
"Io preferirei partire dai giocatori in ordine alfabetico ma capisco altre esigenze... Vardy e Vazquez sono i giocatori più rappresentativi per status e carriera, ma sono anche quelli che più impressionano per professionalità. Sanno rendere facile il difficile, una dote che appartiene solo ai grandi. E come loro sono dei magnifici facilitatori, semplificano la vita agli altri per la loro capacità di capire al volo quel che serve e quando farlo, trascinando anche i compagni meno esperti. E tutto questo senza perdere curiosità, fame e capacità di divertirsi. Quanto ai margini di miglioramento, tutti ne abbiamo, sempre: alle volte non serve rivoluzionare, ma può bastare fare le 'solite' cose con metodo diverso o con attenzione maniacale".
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Qual è la situazione dopo la sosta, in vista del match con la Roma capolista?
"Siamo pronti a tutto, sappiamo che il nostro sarà un percorso a zig zag. La sosta ci è servita a ritrovare energia dopo aver giocato cinque volte consecutive alle 20.45 e per progredire nel processo di crescita che abbiamo in mente. La Roma è un'ottima squadra, con un allenatore fortissimo. Però a me piace pensare che, anche se siamo piccoli, siamo testardi, vogliamo in qualche modo provare a dire sempre la nostra. Non per presunzione ma per desiderio di dimostrare le nostre capacità".