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Corriere dello Sport

(26/09/2017)

E Dzeko insegue le notti magiche d’Europa

Si alza il livello, almeno della competizione, perciò Edin Dzeko ha bisogno di salire più su. Ha vinto la classifica dei cannonieri della scorsa Serie A con 29 gol, viene da una stagione condita da 39 reti compresa Euroleague, è ripartito con 6 pallini in 5 partite di campionato. Ma la Champions è un’altra cosa, un altro mondo, che gli chiede di più. A Baku, Dzeko è chiamato nell’interesse della Roma a migliorare uno score che lo allontana di molto dalla media dei più letali centravanti europei: 2 gol nelle ultime 17 partite dopo un rendimento accettabile da 7 reti in 21 presenze diviso tra Wolfsburg e Manchester City. In pratica, nella seconda parte della sua vita calcistica, ha abbassato la media realizzativa in Champions da un gol ogni tre partite a uno ogni 8,5.
 
SPINTA. Il Qarabag potrebbe servirgli da trampolino per ricucire il gap. Che si è aperto nelle ultime stagioni inglesi riverberandosi sull’unica partecipazione alla Champions del periodo italiano: se ricordate il primo Dzeko, quello dell’anno spezzato tra Garcia e Spalletti, vi torneranno in mente tanti gol sbagliati, specialmente nell’ottavo di ritorno al Bernabeu contro il Real Madrid, e poche soddisfazioni: una rete all’Olimpico contro il Bayer Leverkusen e un’altra al Camp Nou contro il Barcellona. Bella, certo, con un poderoso stacco di testa. Già, ma appena prima del fischio finale sul 6-0 per Luis Enrique. Quella sera, tra l’altro, Dzeko sbagliò anche un calcio di rigore.
 
CRESCITA. Ma il passato è passato, come ama spesso ricordare il Nostro nelle interviste. E siccome «mi sento meglio come non mai anche se ho 31 anni», Dzeko rilancia la sua sfida europea. E’ in primis il suo allenatore, Eusebio Di Francesco, ad aspettarsi un segnale evidente, visto che la famosa querelle tra i due a mezzo stampa (poi ampiamente risolta a parole e nei fatti) è nata proprio dopo lo 0-0 della prima partita di Champions contro l’Atletico quando l’unica vera occasione per la Roma era capitata sui piedi di Dzeko e non era stata capitalizzata a dovere.
 
FAMIGLIA. C’è però da osservare che in quei giorni era nato Dani. Cioè il secondo figlio di Edin e della compagnia Amra. Dzeko cioè veniva da una serie di notti “complicate” e ha giocato in condizioni psicofisiche non ideali per un atleta che deve sostenere uno sforzo agonistico molto consistente. Il risultato è stato una performance deludente che però è stata velocemente dimenticata, con la bella dedica al neonato arrivata il sabato successivo contro il Verona. Da lì in poi Dzeko è andato avanti cibandosi di doppiette. Domani ci riprova con il Qarabag dove incrocerà un vecchio compagno di nazionale bosniaca, il portiere Ibrahim Sehic, che torna in campo allo stadio Olimpico di Baku con il pensiero dei sei gol beccati a Stamford Bridge due settimane fa. Probabilmente è più lui a doversi preoccupare di Dzeko che non il contrario.

R. Maida


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