Cristante non trema più «Serve solo pazienza»

Non è un regista e difficilmente lo sarà, d'accordo. Ma quella libertà di palleggio, quei cambi di gioco, quella personalità nelle scelte danno l'idea di un giovane uomo che finalmente, dopo un percorso di studio forse sottostimato, stia trovando il suo modo di esprimersi. Bryan Cristante ha il nome di un musicista quasi mitico, Ferry, e il cognome che è un gerundio quasi mistico. Non poteva essere un calciatore qualsiasi. 

 

RIPRESA. E allora eccolo qui, rilanciato da una partita nella quale avrebbe segnato se le perverse intersezioni della vita non avessero scelto diversamente: «Due cosine le ho dette a Juan Jesus» scherzava dopo il 4-1 contro la Sampdoria, in cui la sua presenza nel tabellino e nei libri contabili dello sport resterà confinata alla voce assist. Ma chi conosce il calcio, a cominciare da Monchi e Di Francesco, sa benissimo che Cristante ha giocato la migliore partita da quando è alla Roma, integrandosi con Nzonzi senza prevaricare, osando senza rischiare, spregiudicato senza pregiudicare. Aveva già mostrato segnali di progresso a Mosca, controllando la zona di competenza ed evitando guai alla colleganza. Contro la Sampdoria è stato tutto più divertente, nella vaga sensazione che Cristante possa aver davvero cominciato una nuova storia. 

 

DIFFICOLTA'. In fondo veniva da una stagione in cui, con l'Atalanta, aveva giocato praticamente in pianta stabile da trequartista: da qui gli 11 gol che avevano portato a 30 milioni (20 più bonus) la sua valutazione complessiva. (...)