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(27/11/2024) A.S. Roma

De Rossi: Alla Roma sono entrato come bandiera ed ero visto come un amico da alcuni calciatori

Daniele De Rossi è stato ospite della sesta edizione dello Sport Industry Talk, organizzato dalla RCS Academy al Maxxi di Roma. In questa occasione, l'ex allenatore e capitano della Roma è stato intervistato da Walter Veltroni. Ecco le sue dichiarazioni. 

Le parole sul vivere il calcio e lo sport: "Dico sempre quello che penso, noi interpreti del calcio dobbiamo cambiare. Ci stiamo avvicinando al mondo del tennis per la faccia di chi sta vincendo, così come i suoi compagni. Facce pulite e giovani che lottano per il nostro Paese. Il mondo del calcio essendo così tanto popolare ha una serie di interessi che vengono tirati dal tifo. L'importante è l'interesse della squadra, così funziona il calcio purtroppo. Siamo tutti attratti dal tornaconto economico per un dirigente e sportivo per un tifoso. La normalità è sottovalutata al giorno d'oggi, è difficile giocare semplice. Mi viene da citare Rodri che ha vinto il Pallone d'Oro, lui gioca semplice, ma farlo come fa lui prevede mille pensieri quando non viene inquadrato. Il calcio è uno sport semplice e ti avvicina alla gente, ma fare le cose semplici è difficile. Tutti gli allenatori vogliono emulare chi sembra geniale come Guardiola, questo però toglie il pallone dai piedi dei ragazzini per fare un'ora di tattica. Il ragazzino deve fare uno contro uno, giocare e divertirsi. Poi crescendo si deve fare un lavoro diverso, tutti gli sport stanno cambiando e si va verso una fisicità. Il calcio va sempre verso quei calciatori di gamba. Per chi tifa avere qualcosa in cui rivedersi dentro la propria squadra è importante. Quando Sinner vince siamo tutti contenti, ma quando lo fa in Davis siamo ancora più contenti"

L'intera carriera nella Roma: "Ha un sapore particolare vedere un giocatore proseguire tutta la sua carriera con la stessa maglia. Ogni tanto a chiunque viene il pensiero di staccarsi, ma poi questo sentimento forte ti lega alla maglia. Non solo la vittoria rende felici, rende belli, intelligenti e credibili".  
 
Sugli allenatori in Italia: "Forse il più grande allenatore in Italia negli ultimi 15 anni è Gasperini, che ha cambiato la vita di una società e di una città. Era una squadra che faceva l'ascensore e ora è una big del calcio italiano. Adesso che ha vinto l'Europa League però è più affascinante, ma vincere un trofeo non cambia il tuo percorso. La finale la puoi vincere come ha fatto l'Atalanta, ma la puoi perdere anche per un rigore sbagliato. Anche Spalletti che è un allenatore gigante: dopo che ha vinto lo scudetto a Napoli viene ascoltato in modo diverso. Per me la vittoria non è fondamentale, ma sento che chi vince ha più peso a livello di attenzione".
 
Su Totti"Il giocatore più forte e più affascinante è Francesco, ci ho giocato tanti anni insieme. Aveva questa luce che si portava dietro, questa leadership anche silenziosa. Parlava con i gesti, l’ho vissuto anche da tifoso da adolescente". 
 
Gli avversari più forti:  "Da avversario mi affascinava Zidane, era proprio bello da vedere e fortissimo, sia fisicamente che tecnicamente. Il più difficile da affrontare per me è stato Seedorf. Marcavo grandi giocatori con grande facilità, ma con lui affrontavo un giocatore più forte fisicamente, più forte tecnicamente e più rapido nelle scelte". 

La sua esperienza da allenatore: "Per allenare una squadra si può parlare di doti tecniche e di conoscenze calcistiche che servono. Ma a me sta aiutando una cosa che avevo anche da calciatore, ovvero l'altruismo. A me piaceva aiutare i compagni, serve altruismo dentro uno spogliatoio con 30 giocatori. Nel primo spogliatoio alla Spal mi vedevano come un oggetto non identificato e dovevo fargli capire che ero al loro servizio. Alla Roma sono entrato come una bandiera del club e venivo visto quasi come amico da alcuni giocatori. Si devono trovare le giuste misure ed è importante anche lo staff. La parte mentale e la gestione del gruppo è molto importante, poi ci vogliono le conoscenze calcistiche. Se non hai conoscenze i calciatori ti battezzano subito".

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