Dopo un anno di pausa, Daniele De Rossi è tornato ufficialmente in panchina. Il suo nuovo percorso al Genoa è partito con un incoraggiante pareggio contro la Fiorentina all’esordio stagionale, anche se l’ex centrocampista azzurro ha dovuto seguire la gara dalla tribuna a causa della squalifica. Sabato, contro il Cagliari, arriverà finalmente il debutto a bordo campo.
In conferenza stampa, De Rossi non si è limitato a parlare della sfida imminente, ma ha affrontato anche il tema della Nazionale italiana, offrendo un’analisi diretta e senza giri di parole. L’ex tecnico della Roma ha ricordato l’epoca dei grandi numeri 10, da Totti a Del Piero fino a Baggio:
"Una volta ti identificavi nel numero 10 della Nazionale, oggi affronti la Norvegia e ti trovi davanti l’attaccante più forte del mondo o due degli esterni più forti in circolazione".
Secondo De Rossi, il livello complessivo delle selezioni europee è cambiato radicalmente, con Nazionali un tempo considerate “minori” che oggi vantano fuoriclasse capaci di spostare gli equilibri. Nonostante ciò, l’ex centrocampista si dice convinto della forza e della guida del gruppo azzurro:
"Ho grande fiducia in chi guida la Nazionale: Rino, Gigi, Bonucci sono persone che per quella maglia hanno dato tutto, simbolicamente anche il sangue. Sapere che si parte da loro mi fa stare tranquillo".
Un quadro competitivo più complicato rispetto al passato, come sottolinea lui stesso:
"Dobbiamo prendere coscienza che ci sono Nazionali più competitive di noi, mentre vent’anni fa non era così".
De Rossi ha anche affrontato un tema ricorrente nel dibattito calcistico italiano: la valorizzazione dei giovani. Il suo pensiero è lucido e privo di retorica:
"Bisogna essere lucidi. Il problema grande è che bisogna seminare, chi lo fa farà raccogliere i frutti a qualcun altro. Molti non lo capiscono, viene valutato per il risultato di domenica. Ora devi fare qualcosa di invisibile. Quello che si fa oggi lo si vedrà tra dieci anni. C’è sempre bisogno di chi pensa in grande".













