Antonio Felici di France Football è intervenuto a Te la do io Tokyo, la trasmissione ideata e condotta da Mario Corsi, in onda sui 92.7 di Tele Radio Stereo.
"Le valutazioni che ha fatto Totti in questa intervista sono, dalla mia ottica, considerazioni ovvie: non voglio dire che le condivido al 100%, ma al 95% sì. Nel senso che in un'unica intervista sono concentrate una serie di valutazioni sul mercato, sul ruolo di De Rossi, su Mourinho eccetera, che abbiamo sviscerato in ogni modo dal licenziamento di Mourinho in avanti. E allora a questo punto se Totti è un gatto nero, sono un gatto nero pure io. Sul discorso del parafulmine: ma qualcuno può negare che De Rossi sia un parafulmine per questa Roma? Nel momento in cui licenzi Mourinho e assumi un allenatore agli esordi, è chiaro che hai preso un parafulmine perché si chiama De Rossi e che non l'hai preso per il suo curriculum, perché la scelta di De Rossi consentiva alla piazza di rinunciare a Mourinho con più leggerezza. Finito il mercato, finito come è finito, che sia 4, che sia 5, che sia 7 o che sia 8, alla fine poi la palla passa a De Rossi. E chiaramente, se le cose non andranno bene, il capro espiatorio sarà lui, esattamente come è stato Mourinho prima. Quindi, da questo punto di vista, ma che ha detto di straordinario, di così scandaloso, Totti? Ha fatto una fotografia della realtà. Totti dice una cosa che dico anche io da anni e cioè che una società se vuole proteggere il proprio allenatore deve avere una struttura tale da poter andare davanti alle telecamere con il dirigente di turno e dire: il mercato è stato questo, gli obiettivi sono questi, abbiamo un progetto che è così così e così. E l'allenatore fa il suo lavoro e basta, quello che sta facendo Motta alla Juventus per esempio. E alla fine non è che chiedono conto a Motta di quello che è il mercato o non è il mercato, Motta deve fare l'allenatore e basta. De Rossi lo sappiamo che a Roma non deve fare l'allenatore e basta, deve fare quello che ha fatto Mourinho: deve andare davanti alle telecamere, deve rappresentare la società, eccetera. Quando metti un tecnico in queste condizioni, è chiaro che diventa un parafulmine. Quindi io non capisco le possibili obiezioni a questa analisi fatta da Totti, che è perfettamente aderente alla realtà. Quando è arrivato Mourinho non è stato accolto dagli entusiasmi di ogni genere pure all'interno di Trigoria? Avoglia, l'hanno portato loro. Poi però quando Mourinho ha cominciato a rompere le scatole sistematicamente sul mercato, i mercatini eccetera, ha cominciato ad andare sulle scatole a tutti. Appena la Roma ha preso De Rossi, io dissi che questi hanno voluto prendere il parafulmine, ma non si sono resi conto precisamente di che cosa si sono messi in casa, perché De Rossi ha un carattere che noi conosciamo bene. Quando De Rossi è arrivato, sì, per carità, ha avuto in atteggiamento morbido, ha detto che la squadra era forte, ma io avevo detto che tempo massimo una stagione e De Rossi avrebbe cominciato a chiedere i giocatori che dice lui. E invece già nel mercato successivo ha cominciato a chiederli. Sì, ora i giocatori ce li ha, ma con delle contraddizioni. Si era cominciato con un mercato, poi si è finito con un mercato di natura diversa, questo è un fatto".