Antonio Felici di France Football è intervenuto a Te la do io Tokyo, la trasmissione ideata e condotta da Mario Corsi, in onda sui 92.7 di Tele Radio Stereo.
"La cosa che colpisce di più del comunicato è la parte relativa a De Rossi, perché dietro a una serie di parole dolci nei confronti della persona, Daniele di qua e Daniele di là, come se fossero amici, si nasconde un vero e proprio insulto al tecnico. Perché De Rossi è stato praticamente insultato: gli è stato che non era buono per guidare questa squadra e che persino Juric era meglio di lui. Tu puoi anche dire a De Rossi 'Ti licenzio perché voglio vincere', ma poi mi devi portare Allegri, mi devi portare Klopp, mi devi portare chi ti pare, cioè uno abituato a vincere. Se arrivi con Juric, con tutto il rispetto e la stima che abbiamo avuto Juric, lui non è il simbolo del tecnico che vince i titoli. Quindi questo è automaticamente un insulto nei confronti di De Rossi. Perché il comunicato? Secondo me il comunicato è stato fatto perché finché si protesta allo stadio eccetera è una cosa, ma stava diventando un po' e cominciava assomigliare un po' alla contestazione a Pallotta, quando cominciano a comparire striscioni all'estero, ecco, questa è una cosa che ai Friedkin secondo me scoccia molto, credo che appunto questo intervento a cercare di riconciliarsi un po' con la piazza sia dettato soprattutto da questo. Detto ciò, diciamo nel complesso che questo comunicato a me personalmente non sposta nulla, nel senso che io resto della mia idea e cioè che i Friedkin non abbiano un progetto sportivo degno di questo nome e che l'unico progetto è imprenditoriale e quindi di arrivare, non dico alla costruzione dello stadio, ma almeno a mettere la prima pietra, per aumentare il valore patrimoniale della società e poi rivenderla. Che questo accada tra sei mesi, un anno o magari qualche cosa di più, secondo me questa è la conclusione. Poi, facendo una battuta finale, a proposito del passaggio agli arabi che magari viene bloccato perché c'è il Giubileo eccetera eccetera, farei una proposta tra il serio e il faceto: ma perché non diventiamo la squadra del Vaticano, facciamoci comprare dal Vaticano, diventiamo la squadra dei cristiani di tutto il mondo, miliardi. Adesso la Roma non può neanche vivere per sempre in questa in questa trappola per cui a Roma non può venire quello, non può venire quell'altro, perché c'è il Vaticano. A me fa anche piacere che ci sia il Vaticano a Roma, che Roma sia la città eterna, centro della cristianità, ma non è che si deve rivolgere contro di noi questa cosa. Se De Rossi avrà subito una nuova chance? Dopo l’esperienza che lui ha avuto, che io capisco che era un'offerta che non poteva rifiutare e ha fatto bene ad accettarlo quella della Roma, io credo che sia una scoppola riprendere il discorso abbassando un po' di livello, nel senso magari accettando, come alcuni suoi ex compagni di Nazionale, come Gilardino, una squadra più piccola, per far vedere le sue idee di calcio, per poi riprovare in una piazza più importante più avanti. Lui dice spesso che si ispirava a Luis Enrique. Ecco, Luis Enrique, dopo l'esperienza a Roma in cui fallì, tornò in Spagna, prese una squadra che lottava per non retrocedere, la salvò e da lì ebbe poi l'opportunità al Barcellona Secondo me De Rossi deve fare un percorso del genere. Lo stesso Thiago Motta è partito dal basso: si è preso una squadretta, l'ha salvata, poi ha fatto l'esperienza al Bologna, è andato bene e si è guadagnato la Juve".